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Sinestesia

Definizione

Figura retorica (dal composto greco tra
syn-, “insieme” e aisthánestai, “percepire”) per cui si esprime una sensazione attraverso un ambito sensoriale che non le è proprio. Il passaggio può avvenire tra tutti e cinque i sensi della percezione.


Spiegazione ed esempi

La sinestesia è una figura retorica che trova applicazione sia nella
realtà quotidiana (come quando utilizziamo espressioni come “una voce cupa” o “una luce fredda” per comunicare le nostre sensazioni in merito alle sensazioni che colleghiamo a dei fenomeni fisici) sia nella lingua della poesia, soprattutto a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Uno degli autori che sfrutterà maggiormente la sinestesia per descrivere l’ambigua realtà circostante è
Giovanni Pascoli, che la utilizza ad esempio nel Gelsomino notturno (v. 10: “l’odore di fragole rosse”), ne La mia sera (v. 37: “voci di tenebra azzurra”), L’assiuolo (v. 5: “soffi di lampi”) e in Lavandare (v. 6: “tonfi spessi”). Anche Gabriele D’Annunzio ricorre alla sinestesia per riprodurre le raffinate sensazione ispirategli dalla Pioggia nel pineto e nella Sera fiesolana (v. 1: “Fresche le mie parole [...]”). Anche Eugenio Montale, tendenzialmente lontano dal gusto dei due predecessori, ricorre alla sinestesia nella conclusione di una delle sue poesie più famose, I limoni (v. 49: “le trombe d’oro della solarità”)

Glossario

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