Carlotta

La mia non è una vera e propria domanda, ma vorrei vedere se ho capito bene: Alla della visione del mondo pirandelliana c'è una concezione vitalistica, cioè secondo Pirandello la realtà è come un "flusso incessante" e tutto ciò che si distacca da questo flusso tende a "morire". L'uomo tende a fissarsi in delle forme ma poi scopre che anche gli altri gli attribuiscono determinate forme (che per pirandello chiama "maschere", giusto?) quindi l'uomo credeva di essere uno, poi scopre di essere centomila e quindi nessuno. E quando l'uomo scopre questo entra in crisi perchè si sente intrappolato dalla società, in particolar modo dalla famiglia e dal lavoro. Per liberarsi da questa trappola l'uomo fugge nell'irrazionale, o nell'immaginazione come in "il treno ha fischiato" o nella follia come in "Enrico IV". Per rappresentare questa fuga nell'irrazionale nel teatro, Pirandello porta alle estreme conseguenze le convenzioni borghesi ("paradosso pirandelliano")


il 15 Giugno 2015, da Carlotta Coffaro

luca ghirimoldi il 15 Giugno 2015 ha risposto:

Ciao Carlotta, sì, giusto così! Aggiungerei due punti. Il primo è che per diagnosticare la fissazione delle “forme” (o delle maschere) lo strumento più efficace è l’umorismo, detto anche “sentimento del contrario” ( https://library.weschool.com/lezione/riassunto-luigi-pirandello-poetica-umorismo-6525.html). La prospettiva umoristica smonta l’aspetto monolitico della realtà e ne rivela i mille frantumi al di là delle nostre illusioni di ordine e di razionalità. La deformazione grottesca di alcuni personaggi pirandelliani parte proprio da questo approccio “umoristico” alla realtà del mondo. Il secondo aspetto interessante (soprattutto nelle ultime opere dell’autore) è che la fuga dalle maschere (così come dall’uso della razione, già mandato in crisi dal relativismo e dalla “lanterninosofia” di Anselmo Paleari) assume i toni della fuga nel Tutto indistinto della Natura (come nel finale di “Uno, nessuno e centomila”: https://library.weschool.com/lezione/pirandello-uno-nessuno-e-centomila-riassunto-6185.html) oppure nel mito, come mostrato alcune delle ultime opere teatrali (“La nuova colonia”, 1928; l’incompiuto “I giganti della montagna”). Un saluto! :)


Grazie mille!! adesso mi leggo meglio il discorso su sentimento del contrario perchè non l'avevo capito bene :) - Carlotta Coffaro 16 Giugno 2015