eudaimonìa

dal testo: l'eudaimonia è IL FINE da cui tutti gli altri dipendono - l'eudaimonìa è un'ATTIVITA' dell'anima ecc. - l'eudaimonìa consiste quindi nell'ESERCITARE le funzioni razionali secondo l'eccellenza - Non capisco bene la connessione tra le parole evidenziate, cioè se un qualcosa è attivo o esercita, significa che più di un fine è un mezzo. Tra il serio e il faceto chiedo (senza che lo vediate come una bestemmia...) si tratta forse di uno scalo intermedio? Grazie


il 31 Maggio 2014, da sandro bartoli

Astorino Simone il 31 Maggio 2014 ha risposto:

L'eudaimonia (ossia la felicità) è il fine, in quanto consiste nel perfezionarsi come uomini, ossia perfezionarci in quell'attività che più ci permette di distinguere l'uomo dal resto delle cose. Questa dunque non può consistere nel semplice vivere o nella vita sensitiva: solo l'uomo che agisce secondo ragione vuole vivere bene. Scrive Aristotele " Se è così, se poniamo come funzione propria dell’uomo un certo tipo di vita (appunto questa attività dell’anima e le azioni accompagnate da ragione) e funzione propria dell’uomo di valore attuarle bene [15] e perfettamente (ciascuna cosa sarà compiuta perfettamente se lo sarà secondo la sua virtù propria)15; se è così, il bene dell’uomo consiste in un’attività dell’anima secondo la sua virtù, e se le virtù sono più d’una, secondo la migliore e la più perfetta". Questo dimostra anche l'adesione di Socrate alla dottrina socratica, la quale riteneva che l'essenza dell'uomo stesse nella parte razionale dell'uomo (noi siamo la nostra ragione e la nostra anima, detto in parole semplici). Inoltre, per lo stagirita, i veri beni sono quelli spirituali che consistono nella virtù dell'anima: qui sta la felicità (scrive Aristotele "diciamo che la felicità consiste in un'attività che è propria dell'anima"). Spero tu abbia capito, in caso contrario, non esitare a chiedere


Grazie - ti ripeto un tuo passaggio (sempre in relazione alla mia domanda precedente) : "diciamo che la felicità consiste in un'attività dell'anima" - da questo e dal tuo (e non solo tuo) "l'eudaimonia è il fine" capisco che eudaimonia è sia il mezzo che il fine - perchè i due concetti sono riportati anche nella lezione, e io intendo che tutto ciò che è attività è un mezzo per raggiungere un fine. L'eudaimonia come attività propria dell'anima, in accordo con l'eccellenza, è il mezzo per raggiungere l'eudaimonia come felicità, realizzazione, successo. In questo modo ho messo insieme ciò che hai scritto tu, ciò che è riassunto nella lezione "L'etica di Aristotele..." e ciò che ho capito. Grazie - sandro bartoli 31 Maggio 2014

Confermo ciò che dici con queste parole di Aristotele - tratte dall'Etica Nicomachea-: " l'attività dell'intelletto che è teoretica spicca per eccellenza e non persegue alcun fine al di fuori di se stessa, possiede un suo proprio piacere completo [...] ed è dotata di autosufficienza, della libertà [...]. Questa allora verrà a essere la felicità umana perfetta, quando copra lo spazio di una vita intera" - Astorino Simone 31 Maggio 2014