i personaggi inetti in Svevo

Vorrei che si delineasse la figura dell'inetto nei tre protagonisti dei romanzi di Svevo, trovando caratteristiche comuni e differenze grazie


il 16 Maggio 2014, da qqss gioia

Alessandro Cane il 20 Maggio 2014 ha risposto:

I tre romanzi di Svevo "Una vita", "Senilità" e "La coscienza di Zeno" costituiscono una trilogia narrativa in cui l'autore analizza e approfondisce sempre più il tema spirituale e interiore della coscienza e dell'inettitudine, che accomuna i tre protagonisti. Alfonso Nitti, Emilio Brentani, Zeno Cosini appaiono profondamente affini nell'affrontare la vita e la propria interiorità. Sostanzialmente sono tre sconfitti dalla vita, incapaci di vivere intervenendo attivamente con il mondo esterno, perennemente ingannati da loro stessi e dalle loro continue riflessioni, soprattutto i primi due. Non sono capaci di accettare la sconfitta e continuano ad autoingannarsi di essere migliori di quanto esternamente non appaiono. Sono inetti perché sono incapaci di affrontare la vita, il rapporto con gli altri e con i cambiamenti intorno a loro, ma soprattutto perché non riescono ad accettare questa dura e pesante verità. Alfonso Nitti in "Una vita" fugge dalla città e dalla relazione con Annetta per rifugiarsi dalla madre morente; Emilio Brentani apre il suo cuore a una donna crudele, finendo per rovinare la sua vita e la vita dei suoi cari irrimediabilmente. A distanza di più di vent'anni dai primi due romanzi "La coscienza di Zeno" si presenta come la miglior elaborazione di questa figura. Zeno è inetto di fronte alla vita, ma al contrario degli altri ne è consapevole, sa di essere malato e che tutti i suoi alibi e inganni servono più a ingannare la sua coscienza che il mondo esterno. Con Zeno Svevo analizza non soltanto la figura dell'inetto, ma la crisi dell'uomo contemporaneo (Si ricorda che è scritto dopo la Prima guerra mondiale) in un mondo che cambia troppo velocemente e radicalmente per poterci creare un rapporto diretto. Quello che dipinge è un uomo alienato e autoconsapevole del senso di vuoto che lo circonda, rassegnato a questa angoscia esistenziale. Questa figura si avvicina a quella delineata da altri grandi autori, non solo italiani, come Luigi Pirandello, James Joyce e Marcel Proust.