il neorealismo

Bonasera, vorrei capire se e perchè libri come Il sergente nella neve o Se questo è un uomo si inseriscono dentro un'idea di poetica neorealista. MI sebra infatti che ci sia una differenza tra un libro di memorie, autobiografico, è la narrativa intesa come invenzione, per quanto realista essa sia. Non ho mai studiato approfonditamente questo periodo dal punto di vista letterario, e mi stringono sempre un pò le "etichette" dei grandi movimenti culturali, ma sono utili, quando non sono delle semplificazioni banalizzanti, quando ci si trova a dover capire un'epoca, e soprattutto a doverla raccontare agli altri, in particoalre ai rgazzi. grazie maria silvia


il 13 Luglio 2015, da maria silvia eusebi

luca ghirimoldi il 14 Luglio 2015 ha risposto:

Ciao Maria Silvia, in effetti il Neorealismo non è una vera e propria scuola o movimento letterario organizzato e coerente (come lo è stato, per esempio, il Futurismo), quanto piuttosto un “clima” culturale strettamente connesso con la particolare situazione storica del Dopoguerra in Italia. Non ci sono infatti caratteristiche fisse e ricorrenti - magari codifcate in un “manifesto” di poetica - per identificare uno scrittore o un’opera come neorealistica: l’etichetta - come giustamente dici tu - a volte è davvero troppo ampia o generica. Se volessimo comunque indicare alcune linee-guida, possiamo provare ad orientarci come segue. Dal punto di vista cronologico, quella neorealista è una stagione abbastanza breve, che va dall’immediata fine della Seconda guerra mondiale alle elezioni politiche del 1948, che vedono il trionfo della DC. Nel 1951, Carlo Bo promuove una “Inchiesta sul neorealismo”, che, tirando le fila sull’identità di questa esperienza letteraria, di fatto prova già a storicizzarla e in parte ad archiviarla. Tra i modelli classici cui il Neorealismo si rifà, possiamo citare i “Malavoglia” di Verga ( https://library.weschool.com/lezione/i-malavoglia-giovanni-verga-riassunto-capitoli-personaggi-padron-ntoni-11226.html), “Gli indifferenti” di Moravia ( https://library.weschool.com/lezione/indifferenti-trama-e-personaggi-romanzo-6095.html), “Conversazione in Sicilia” di Vittorini ( https://library.weschool.com/lezione/elio-vittorini-conversazione-in-sicilia-riassunto-trama-11595.html) o “Paesi tuoi” di Pavese ( https://library.weschool.com/lezione/cesare-pavese-romanzi-paesi-tuoi-personaggi-6001.html). Tra le caratteristiche comuni, c’è la motivazione di scrittura, che - per riprendere le parole usate da Calvino nella sua “Prefazione” al “Sentiero dei nidi di ragno” del 1964 - obbedisce ad una elementare “necessità di raccontare” e di condividere la propria esperienza dopo gli eventi drammatici della guerra, vissuta da tutti (scrittori e lettori) in prima persona. Proprio questa esigenza di narrazione rende sfumati e labili i confini tra due tipologie testuali distinte come il documento (o la testimonianza memoriale, come nel caso di “Se questo è un uomo”, oppure quella dei moltissimi diari, cronache e resoconti di partigiani e combattenti) e la narrativa di invenzione, o tra queste e le forme miste dove eventi storici effettivamente accaduti sono mescolati ad episodi frutto della fantasia dell’autore. In questo senso, forse per racconta il Neorealismo sfuggendo alle semplificazioni (ma anche cercando di essere chiari e precisi) potrebbe essere utile concentrarsi sulle somiglianze e le differenze tra una serie di opere. Ovviamente la questione è davvero ampia, ma spero di averti risposto! :) Un saluto e buona giornata.


Grazie mille, molto utile ma da da domanda sorge domanda e l'argomento fa venire voglia di approfondire.. in che senso si individuano dei "classici" per il Neorealismo? Nel senso semplice di una scrittura che voglia aderire in maniera mimetica alla realtà, senza quasi voler dare nessuna interpretazione di essa? In questo senso la definizione di Calvino secondo cui questa istanza narrativa "obbedisce ad una elementare “necessità di raccontare” e di condividere la propria esperienza dopo gli eventi drammatici della guerra, vissuta da tutti (scrittori e lettori) in prima persona" è un pò restrittiva. Romanzi come Paesi tuoi (prima) e Ragazzi di vita (dopo) come si inseriscono nel Neorealismo allora? io capisco per una desiderio di adesione alla realtà fino alla totale mimesi senza più schemi interpretativi (ognuno poi in realtà con un'intenzione diversa, se penso a Pavese e Pasolini, ben diverso Calvino), ho capito bene? grazie mille della pazienza, il dialogo è molto interessante.. - maria silvia eusebi 16 Luglio 2015

Ciao Maria Silvia, figurati, nessun problema! La questione del realismo e della mimesi della realtà è davvero spinosa (per di più, non essendoci come dicevamo una linea comune tra gli autori neorealisti ed essendo poi il movimento limitato ad un ben preciso orizzonte storico). È spinosa innanzitutto perché coinvolge direttamente il medium linguistico con cui trasferire sulla pagina la “realtà”: a stretto rigore logico, uno scrittore che avesse voluto rendere mimeticamente il mondo delle campagne oppure quello della Resistenza partigiana o quello delle classi popolari del primissimo dopoguerra, avrebbe dovuto forzatamente usare il dialetto, perché quella era la “lingua” con cui le fasce più basse della popolazione si esprimevano (con il tipo di operazione di Luchino Visconti nel film “La terra trema” tratto da “I Malavoglia” di Verga). Questa scelta, ovviamente, avrebbe portato alle soglie dell’incomunicabilità, mentre è tipico degli scrittori neorealisti la scelta di rivolgersi ad un pubblico ampio, con uno stile abbastanza semplice (venato magari di termini e di costrutti sintattici regionali, ma certo più comprensibile di un dialetto puro e semplice), raccontando storie che coinvolgono tutti (attraverso il tema della guerra, conclusasi da pochissimi anni) e con l’esplicita volontà di fare della letteratura uno strumento di testimonianza civile e morale. Queste sono le caratteristiche del neorealismo “classico” (senza voler utilizzare il termine come “etichetta” troppo stringente o soffocante), che è appunto quello dal 1945 ai primissimi anni Cinquanta, quando il clima neorealista comincia già a tramontare e modificarsi, anche per l’evolversi del quadro politico, che poi subirà una netta frattura nel 1956 con i fatti d’Ungheria. I testi che precedono il Neorealismo (quelli del Vittorini degli anni ‘30-’40, di Pavese prima della guerra, di Moravia, Alvaro, Carlo Levi, Ignazio Silone) anticipano alcune caratteristiche del movimento (come l’interesse per le realtà popolari e spesso dimenticate, oppure l’uso di uno stile piano e comunicativo), ma vengono pubblicate in un contesto storico-politico completamente diverso, come quello della dittatura fascista. Le opere successive al periodo “classico” come quelle di Pasolini (“Ragazzi di vita”: https://library.weschool.com/lezione/pasolini-roma-dialetto-2860.html; “Una vita violenta”: https://library.weschool.com/lezione/una-vita-violenta-pasolini-romanzi-accattone-mamma-roma-2861.html) o di Beppe Fenoglio (“Il partigiano Johnny”: https://library.weschool.com/lezione/il-partigiano-johnny-beppe-fenoglio-riassunto-trama-analisi-personaggi-11218.html; “Una questione privata”: https://library.weschool.com/lezione/una-questione-privata-beppe-fenoglio-riassunto-trama-resistenza-neorealismo-11214.html) si avvicinano al Neorealismo per le tematiche trattate, ma se ne discostano, oltre che per ragioni cronologiche, anche per uno stile più vicino all’espressionismo. Come vedi, la situazione è assai stratificata e fluida, e forse non di sono definizioni nette e precise; fammi sapere se ci sono altre domande, un saluto e buona giornata! :) - luca ghirimoldi 17 Luglio 2015