Quintiliano e la censura

Quanto è importante la censura imperiale di Vespasiano nell'opera di Quintiliano? Sembra non accorgersi che cercare di ritornare sempre e comunque a Cicerone, la cui abilità oratoria funzionava nell'ambiente della repubblica, e addirittura riprendere la massima di Catone "vir bonus dicendi peritus", è antistorico nel principato. Mi chiedo quindi: quanto di queste opinioni è proprio di Quintiliano, e quanto invece deriva da una censura?


il 26 Gennaio 2016, da Sylvia Green

Apollonio Rodio il 27 Gennaio 2016 ha risposto:

Non credo che le opinioni espresse da Quintiliano siano influenzate dalla censura imperiale ( per quanto la censura imperiale fosse davvero pervasiva - non solamente quella di Vespasiano - e determinasse alcune delle scelte ( contenutistiche, ma anche stilistiche ) di un autore ). L'ammirazione per Cicerone si spiega dal momento che Quintiliano fu retore, avocato e precettore, nonché fu chiamato da Vespasiano a presiedere la cattedra di eloquenza. Dunque, in quanto maestro di grammatica, di retorica e di stile, non poteva non guardare ad un modello di eloquenza come Cicerone, insegnato nelle scuole per il rigore e l'armonia delle sue prose. Inoltre, Quintiliano si interroga spesso sulle cause della decadenza dell'oratoria ( si pensi al "De causis corruptae eloquentiae", purtroppo perduto, e all'Institutio oratoria, a noi pervenuta interamente ) e anche in questo caso non poteva non rivolgere il suo sguardo all'età repubblicana, in cui si assiste al massimo splendore dell'oratoria, e trovare dei riferimenti in autori come Catone e il già citato Cicerone. Per di più, le critiche di Quintiliano sono indirizzate allo stile di Seneca, caratterizzato da brevi sententiae (e da considerarsi quasi all'opposto rispetto allo stile ciceroniano, e atticista, se vogliamo ), e all'asianesimo, considerati come cause di corruzione dello stile e della forma. Tuttavia - paradosso - proprio le prose di Quintiliano - inevitabilmente - sono influenzate dall'asianesimo e sono più vicine al "modus scribendi" di Seneca che non di Cicerone. Forse se vuoi trovare una traccia della censura puoi notare che, a differenza di Tacito, Quintiliano non indaga in merito alle cause storiche e politiche della decadenza dell'oratoria. Tacito, infatti, lamenta la mancanza della libertà repubblicana, che consentiva il fiorire anche dell'oratoria politica ( o deliberativa ). In età imperiale, invece, l'oratoria si riduce al suo insegnamento nelle scuole e al solo genere epidittico-celebrativo ( di utilità per la propaganda imperiale ). Ultima considerazione: nulla ti vieta, però, di considerare le opinioni di Quintiliano non conformi al gusto diffuso tra i suoi contemporanei. Sperando di aver chiarito, mi scuso per non aver rispettato sempre lo stesso tempo verbale, e t'auguro un buono studio. Saluti, Apollonio Rodio.


Grazie mille per la risposta, molto completa anche in questo caso :) Complimenti! - Sylvia Green 27 Gennaio 2016