T.S. ELIOT

Buonasera, avrei una domanda: ma Eliot ha mai ricercato un "fine ultimo", inteso come soluzione al periodo di crisi? Può la religione essere vista come un fine per Eliot? Oppure magari il suo fine era ricercare un significato appunto in un periodo vuoto, privo di valori?


il 14 Maggio 2015, da Ginevra Chialli

Elisa Bolchi il 21 Maggio 2015 ha risposto:

Cara Ginevra, la tua domanda è molto bella e sensata, ma anche di difficile risposta. Non ho purtroppo una conoscenza del pensiero privato di Eliot, conosco la sua opera e proverò a risponderti col mio punto di vista che deriva dalla sua lettura. Credo che la tua seconda ipotesi sia quella che più si avvicina al vero. Eliot cercava, infatti, un ordine in un periodo di totale caos e frammentarietà. La Waste Land è una perfetta rappresentazione del senso di totale smarrimento che gli intellettuali dovettero provare ai primi del '900. Rappresenta la frammentarietà, la moltitudine ma le descrive attraverso il tema della sterilità. Come a dire che tutta questa molteplicità non porta a nulla se resta fine a se stessa. Il poeta (e l'intellettuale) cosa può fare, dunque? Creare un 'contenitore' in cui racchiudere questi frammenti e questa moltitudine. Creare una 'forma', che poi è il "metodo mitico". Ovvero inserire il tutto in un mito pre-esistente che serva da punto di riferimento per i lettori. Eliot lo fa con i miti della fertilità e la ricerca del Graal nella Waste Land, Joyce lo fa con Ulisse nel suo Ulysses. Eliot lo dice chiaramente alla fine della Waste Land: "These fragments I have shored against my ruins", i frammenti che gli sono arrivati a riva (e qui, non ritrovi quegli Ossi di seppia montaliani? Gli intellettuali sentono tutti allo stesso modo quando c'è qualcosa di grande da sentire) lui li ha raccolti e proposti nella sua opera, dando loro un senso grazie alla tradizione, al mito, e alla loro rilettura in chiave moderna. Quanto alla religione, ha senz'altro un ruolo importante per Eliot. Ma non credo in senso meramente salvifico, più come 'elemento aggregante', anch'essa. Come tradizione dell'uomo che, in quanto tale, porta con sé il sapere. Cosa può, dunque, salvare dalla crisi? Il sapere, le nostre radici e la nostra conoscenza. Perché diceva lui stesso che il talento individuale non può esistere senza una conoscenza della tradizione (vedi "Tradition and individual talent), un'idea condivisa da tutti i suoi contemporanei che gridavano al rinnovamento (Make it new! diceva Pound) ma senza rottura con la tradizione. Our quarrel is not with the classics, diceva Virginia Woolf. Anzi, sono le uniche colonne sulle quali possiamo contare, anche in momenti in cui tutto sembra perdere senso (come le guerre mondiali). Scusa la lunghezza della mia risposta, e la sua poca esaustività. Se occorre, siamo qui. Buono studio!