"A se stesso" di Leopardi: commento e analisi del testo

Lettura e analisi della poesia A se stesso di Giacomo Leopardi, a cura di Andrea Cortellessa.
 
Con il componimento A se stesso, Leopardi raggiunge il punto estremo della sua negatività, coronando il cosiddetto Ciclo di Aspasia. La canzone libera si concentra in uno spazio brevissimo rispetto alle grandi canzoni precedenti. La negatività dell'esperienza biografica, la delusione amorosa, ispira questi sedici versi di estremo pessimismo, che mostrano la "vanità del tutto". La poesia richiama un abbozzo lirico dello stesso periodo, l'Inno ad Arimane, dio del male della mitologia zoroastrica. Il materialista Leopardi individua un principio negativo trascendente che è calato nei corpi e nelle passioni. Viene visto come un artefice malvagio che ha costruito il genere umano come sistema dei desideri. L'universo è retto da un principio di desiderio e da una forza amorosa che spinge gli esseri umani all'esistenza, laddove l'unica soluzione di questa sarebbe lo spegnimento di questo ardore. Da questi versi emerge il pessimismo leopardiano, che sembra richiamare il pensiero filosofico di Schopenhauer, contemporaneo del poeta.
 
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.