4'

Carlo Levi: biografia e opere

Carlo Levi nasce a Torino il 29 novembre del 1902, da una famiglia alto-borghese di origine ebraica. Finito il liceo, sebbene si fosse già espressa pienamente la sua passione per la pittura, si iscrive alla Facoltà di medicina, interessandosi nel frattempo di politica. Grazie alla posizione dello zio, Claudio Treves, onorevole del partito socialista, conosce Piero Gobetti e inizia gravitare attorno alla rivista “Rivoluzione liberale” e al movimento pittorico dei “Sei pittori di Torino” capeggiato da Felice Casorati e di orientamento antiaccademico.

Laureatosi in medicina nel 1923, decide però di non esercitare la professione in favore delle vere passioni che lo animano: la pittura, la scrittura e la politica. Trascorre quindi vari periodi a Parigi, dove stringe amicizia con Carlo Rosselli, Gaetano Salvemini ed Emilio Lussu, divenendo entusiasta attivista di “Giustizia e Libertà”, movimento antifascista clandestino di posizioni socialiste e liberali. Tornato a Torino, viene immediatamente identificato come dissidente dal regime e incarcerato. Dopo un periodo di reclusione sempre a Torino e un ulteriore arresto, Levi viene colpito nel 1935 da una condanna al confino in Lucania, che lo vede in un primo momento nel paesino di Grassano e poi ad Aliano. Questa esperienza, che dura circa un anno, segna profondamente Levi, che viene bruscamente a contatto con la situazione di profondo degrado e arretratezza socio-economica che regna nel Meridione, dove lo Stato centrale pare non essere affatto arrivato. In questa situazione, Levi deve impegnare tutte le proprie risorse di uomo ed intellettuale “del Nord” per provare a modificare le dure condizioni di vita della gente del posto. Esercitando la professione di medico - nonostante l’avversione delle autorità fasciste del paese - Levi riesce infine stringere un forte legame con la popolazione locale e soprattutto a comprendere le ragioni autentiche della questione meridionale: sottosviluppo, assenza totale dell’intervento dello Stato, potere clientelare della piccola borghesia che sfrutta ed opprime la classe contadina. Da questa esperienza di confino prenderà corpo Cristo si è fermato a Eboli, l’opera letteraria di maggior rilievo di Levi, pubblicata da Einaudi nel 1945.

Nel 1936, il regime concede l’amnistia allo scrittore, che lascia l’italia e si trasferisce in Francia. In esilio, stende il saggio Paura della libertà (1939) che, successivamente edito da Einaudi nel 1946, sviluppa il suo ragionamento sul rapporto tra la libertà umana e i condizionamenti sempre crescenti della “massa”, sia essa la società moderna, lo Stato, le strutture di un partito politico. Nel 1941, scartata la possibilità di emigrare negli Stati Uniti, Levi torna in patria, partecipando all’attività della Resistenza nelle fila del Partito d’Azione. Proprio nei difficili mesi a cavallo tra dicembre 1943 e luglio del 1944, mentre Levi è rifugiato a Firenze per sfuggire alle truppe naziste, si colloca la stesura del Cristo si è fermato ad Eboli. Conclusosi il conflitto mondiale, Levi continua a lavorare come giornalista collaborando a “La Stampa”, e ad occuparsi della “questione meridionale”, sempre su quella tra riflessione saggistica ed invenzione letteraria che ha già caratterizzato il suo romanzo di maggior successo. Dopo L’orologio (1950), romanzo sulla crisi dei valori resistenziali nell’Italia del Dopoguerra, Levi pubblica Le parole sono pietre (1955), raccolta di scritti su un viaggio in Sicilia, e Tutto il miele è finito (1965), dove questa volta è la Sardegna al centro delle riflessioni dell’autore. In mezzo, nel 1956, Il futuro ha un cuore antico, resoconto giornalistico di un viaggio come inviato nell’URSS comunista. L’interesse appassionato per le sorti dell’Italia del Sud si concretizza quando Levi, nel 1963, decide di candidarsi per il Partito Comunista, con cui verrà eletto due volte senatore della Repubblica. Dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita in una condizione di semi cecità, Levi si spegne a Roma il 4 gennaio 1975  e viene sepolto nel cimitero di Aliano, luogo cui era sempre rimasto molto legato. Postumo, viene pubblicato nel 1979 Quaderno a cancelli.