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Caratteristiche e classificazione dei Marsupiali: l'opossum, il koala e il canguro

I mammiferi hanno sviluppato nel corso dell’evoluzione una modalità riproduttiva che ha permesso loro di assicurare la sopravvivenza della prole in ambienti spesso assai ostici. La maggior parte delle specie attuali infatti trattiene l’uovo fecondato in un organo apposito, l’utero, in cui via via il “piccolo” – o “i piccoli” – si sviluppa. Nell’utero materno i piccoli sono protetti, tenuti a temperatura adeguata, nutriti attraverso strutture particolari che permettono alla madre di passare loro ossigeno per la respirazione e sostanze alimentari. Le medesime strutture consentono al piccolo di eliminare diossido di carbonio e cataboliti. Alla nascita i cuccioli poi ricevono subito un nutrimento completo attraverso il latte materno. Questa straordinaria modalità riproduttiva viene raggiunta e perfezionata gradualmente nel corso dell’evoluzione: a tutt’oggi infatti si conoscono specie di mammiferi le cui modalità di riproduzione paiono in un certo senso “avviate” verso questo traguardo. Anche se apparentemente “imperfette” queste modalità sono tuttavia del tutto funzionali per la vita in determinati ambienti. Si riconoscono tre modalità fondamentali di riproduzione, in base alle quali la classe dei mammiferi viene suddivisa in tre infraclassi: Prototeri, che depongono uova e allattano la propria prole (i cosiddetti Monotremi, ornitorinco ed echidna), Euteri, (detti tradizionalmente Placentati, la maggior parte dei mammiferi) che trattengono il feto nell'utero e lo partoriscono quando si trova a uno stadio di sviluppo relativamente avanzato, grazie al contatto diretto con la madre che fornisce, oltre che protezione, nutrimento attraverso la placenta e, fra queste due infraclassi, Metateri, infraclasse che comprende un unico superordine: i Marsupiali. Per questo motivo talvolta i termini "metateri" e "marsupiali" vengono utilizzati come sinonimi. I Marsupiali devono il loro nome alla presenza, nelle femmine, del caratteristico marsupio, tasca protettiva in cui il piccolo, una volta partorito, completa il suo sviluppo fino a quando non è pronto per affrontare il mondo esterno. Quando poi il piccolo esce dal marsupio può per un po' di tempo rientrarvi saltuariamente. Le differenti strategie riproduttive delle tre infraclassi sono legate principalmente alla diversa anatomia degli organi riproduttori femminili: nei marsupiali infatti sono presenti due uteri e due vagine, ognuna collegata a una singola ovaia, con l’aggiunta di un canale centrale che si forma solo per il parto. Gli Euteri, come l’uomo, presentano invece un unico utero e un’unica vagina, collegate a entrambe le ovaie dalle tube di Falloppio. La mancanza della placenta porta il marsupiale a partorire un piccolo che si può tranquillamente definire un embrione non ancora completamente sviluppato, con arti abbozzati e mancante della vista: esso di conseguenza non è in grado di sopravvivere nell’ambiente esterno, al contrario dei neonati degli euteri che sono di fatto completi dal punto di vista dello sviluppo. Nonostante ciò, l’embrione di marsupiale appena partorito è in grado di risalire lungo la pelliccia della madre fino all’interno del marsupio e di raggiungere il capezzolo che qui sbocca.  L'embrione non possiede un apparato boccale tale da permettergli di succhiare il latte materno da solo; nel marsupio quindi avviene la fase finale di sviluppo dell’embrione, che molto spesso dura assai più lungo della gravidanza stessa. Questa strategia risulta meno vincente rispetto a quella dei mammiferi euteri, in quanto, nel caso in cui l’embrione dovesse uscire inavvertitamente dal marsupio prima di quanto dovuto, esso non avrebbe scampo e soccomberebbe all’ambiente esterno.
Tuttavia i marsupiali hanno strategie atte a far fronte a questo evento: per esempio in alcune specie di ambienti desertici, se il piccolo che si trova nel marsupio muore a causa della siccità, la madre ha “pronto” un uovo fecondato il cui sviluppo, temporaneamente bloccato, riparte immediatamente sotto stimoli ormonali legati all’interruzione dell’allattamento; quando il nuovo piccolo sarà pronto a nascere, ci sono buone possibilità che le condizioni climatiche siano cambiate. Per questa loro fragilità i marsupiali si sono estinti nella maggior parte delle terre emerse: la concorrenza con i mammiferi placentati, di straordinaria efficienza riproduttiva, era tale da non permettere loro di accaparrarsi le fonti di cibo necessarie. Un evento che ha dato sostegno a questa interpretazione è l’importazione di conigli e topi, quindi Lagomorfi e Roditori, in Australia, dopo la sua scoperta da parte degli Olandesi all’inizio del XVII secolo e i primi insediamenti britannici intorno a metà del secolo successivo: questi animali hanno messo in grave pericolo l’esistenza di molte specie di marsupiali, portandone molti all’estinzione, a causa di una concorrenza a cui essi non erano pronti. I predatori stessi, introdotti per controllare le popolazioni di lagomorfi e roditori, hanno poi completato la falcidie: i miti marsupiali non “conoscevano” volpi e cani, mentre topi e conigli conoscevano strategie di fuga e sapevano nascondersi. Con il risultato che i predatori si sono rivolti alle prede più facili: i marsupiali.
A partire da questi fatti l’Australia ha introdotto nel 1999 una legge (Environment Protection and Biodiversity Conservation Act) che regolamenta in maniera stringente la protezione della fauna e della flora australiana, cercando di ridurre al minimo l’ingresso di specie straniere nel Paese.

Il marsupio dei Metateri: a sinistra un embrione di canguro partorito da pochi giorni, come si può notare molto poco sviluppato, attaccato al capezzolo della madre, e a destra un cucciolo di ratto canguro rossiccio (Aepyprymnus rufuscens), già abbastanza grande, rientra nel marsupio della madre.

L’Australia viene considerata il regno dei marsupiali, in quanto essi costituiscono la maggioranza delle specie di mammiferi presenti nel Paese, insieme alla Nuova Guinea, isola divisa politicamente fra Indonesia e Papua Nuova Guinea. La presenza di poche specie di mammiferi placentati, come il dingo fra i Carnivori, ha permesso ai marsupiali di sopravvivere e prosperare: ciò viene per lo più attribuito al fatto che, a seguito della deriva dei continenti, l’Australia è rimasta isolata dal resto delle terre emerse, e di conseguenza le specie qui “intrappolate” hanno potuto evolversi in maniera indipendente. Dagli antichi progenitori i marsupiali australiani si sono sviluppati in molteplici forme, occupando i diversi habitat. Si tratta di un tipico fenomeno di radiazione adattativa. Tuttavia, è possibile notare una somiglianza di tipo fisico e comportamentale fra molti marsupiali australiani e molti placentati presenti nel resto del mondo, principalmente legata al fatto che queste specie si sono evolute in habitat simili e quindi hanno sviluppato strategie adattative simili, nonostante siano geograficamente distanti e l’evoluzione sia avvenuta in maniera indipendente: questo fenomeno prende il nome di evoluzione convergente o anche di convergenza evolutiva. La dieta dei marsupiali è variabile a seconda delle specie: erbivori, carnivori e onnivori convivono in questo superordine, con conseguenti adattamenti di tipo dentario, come avviene anche nei mammiferi euteri.

Nonostante marsupiali come il canguro e il koala siano simbolo nazionale dell’Australia, gli appartenenti a questo sottordine sono presenti anche nelle Americhe: per questo motivo essi vengono suddivisi in Ameridelfi e Australidelfi. La classificazione dei marsupiali risulta abbastanza difficoltosa a causa della presenza di molte specie rare o timide, di cui si conosce poco: l’analisi filogenetica ottenuta grazie al sequenziamento del DNA ha tuttavia portato ordine nella classificazione, nonostante sia anch’essa in continua evoluzione.

Dall’altra parte del mondo: a sinistra tre francobolli australiani emessi nel 1913, a destra il Coat of Arms of Australia, simbolo nazionale in cui campeggia un canguro, oltre a un emù, uccello  australiano simile allo struzzo, incapace di volare.

Le specie che vivono in America, gli Ameridelfi, sono suddivisi in due ordini: i Paucitubercolati e i Didelfimorfi.  Quest’ultimo ordine comprende animali comunemente chiamati opossum, che hanno colonizzato il Sud e il Nord America. Caratterizzati da una coda prensile che permette loro di restare appesi ai rami degli alberi, sono in grado di partorire un gran numero di piccoli per cucciolata, e di proteggerli portandoli sul proprio dorso. Il chironetto (Chironectes minimus) è l’unico marsupiale acquatico, l’opossum della Virginia (Didelphis virginiana) è il più grande marsupiale americano, mentre l’opossum grigio dalla coda corta (Monodelphis domestica) è fra i più piccoli. I pochi appartenenti all’ordine dei Paucitubercolati ancora oggi in vita hanno dimensioni ancora più piccole: per questo motivo sono chiamati opossum-toporagni.

I Didelfimorfi: a sinistra una femmina di opossum della Virginia (Didelphis virginiana), trasporta i cuccioli sul proprio dorso, mentre a destra un opossum grigio dalla coda corta (Monodelphis domestica) dalle dimensioni inferiori a quelle di una mano umana.

Gli Australidelfi comprendono invece cinque ordini, dalle caratteristiche peculiari e curiose. L’ordine dei Notoritterimorfi comprende un’unica specie: la talpa marsupiale (Notoryctes typhlops). Questo animale è un ottimo esempio di evoluzione convergente, in quanto il suo stile di vita, sotterraneo, ha portato ad adattamenti simili a quelli delle talpe, placentati appartenenti all’ordine dei Soricomorfi: muso allungato, zampe a forma di vanghe utilissime per scavare e scarsissima vista sono elementi di diretto confronto. Anche la dieta è simile, in quanto la talpa marsupiale si ciba di insetti e lombrichi, oltre che di funghi. Anche gli appartenenti all’ordine dei Peramelimorfi sono ottimi scavatori grazie a piccole zampe dotate di unghie: essi al contrario della talpa marsupiale possiedono una buona vista e un eccezionale udito, grazie a grandi orecchie simili a quelle di un coniglio. Il muso è allungato, per facilitare la cattura degli insetti, che fanno parte della loro dieta insieme a piccoli rettili, semi, frutta ed erba: per questo motivo sono anche chiamati marsupiali onnivori. Fra queste specie ricordiamo il bilby maggiore (Macrotis lagotis), il peramele nasuto della Tasmania (Parameles gunnii) e il bandicoot spinoso di Nuova Guinea (Echymipera kalunu): quest’ultimo è stato utilizzato come spunto per la creazione di un famoso personaggio di una fortunata serie di videogiochi, chiamato infatti Crash Bandicoot. Un altro personaggio di fantasia che si ispira a un marsupiale è Tazmania, il diavolo della Tasmania dei Looney Tunes. L’ordine dei Microbioteridi invece presenta solo una specie vivente, il colo colo (Dromiciops gliroides).

A sinistra la talpa marsupiale (Notoryctes typhlops), al centro il bilby maggiore (Macrotis lagotis), e a destra il peramele nasuto della Tasmania (Parameles gunnii).

Le specie dell’ordine dei Dasiuromorfi sono invece molto diversificate sia per quanto riguarda l’anatomia sia per la dieta. Il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii) deriva il suo nome dalle urla quasi demoniache che emette per comunicare con i suoi simili, oltre dalla ferocia e irascibilità che manifesta soprattutto quando caccia: questa specie è infatti carnivora, spesso necrofaga (ovvero si ciba di carogne). Ha mascelle potenti con denti affilati, che gli permettono di cibarsi di rettili, uccelli e altri mammiferi. Vive soltanto in Tasmania, isola a sud dell’Australia, ed è il più grande marsupiale carnivoro esistente, dopo l’estinzione del tilacino (Thylacinus cynocephalus), chiamato anche lupo della Tasmania. Un'altra specie carnivora che abita in Tasmania è il quoll orientale (Dasyurus viverrinus). Il numbat (Myrmecobius fasciatus) si ciba esclusivamente di insetti, principalmente termiti, ed è un ulteriore esempio di evoluzione convergente a causa della somiglianza con alcuni formichieri: muso allungato e lunga lingua viscosa adattate alla dieta d’insetti. Questo animale tuttavia è ben diverso dai formichieri placentati, che fanno parte dei Pelosi Sdentati, o pressocché privi di denti: è infatti il mammifero che ne possiede il maggior numero, ben 52. Dasiuromorfi dalle piccoli dimensioni sono invece i topi marsupiali, che, nonostante ciò, sono abili e avidi carnivori che si cibano di insetti: specie come il topo marsupiale dalla coda grassa (Sminthopsis crassicaudata) vive nell’entroterra, mentre animali come il dibbler (Parantechinus apicalis) abitano zone costiere.

I Dasiuromorfi: a sinistra il diavolo della Tasmania (Sarcophilus harrisii), al centro il numbat (Myrmecobius fasciatus), a destra il topo marsupiale dalla coda grassa (Sminthopsis crassicaudata).

Anche l’ultimo ordine di marsupiali è abbastanza eterogeneo al suo interno: i Diprotodonti infatti possono esser suddivisi in tre ulteriori sottordini, ovvero i Vombatiformi, i Falangiformi e i Macropodiformi. I Vombatiformi comprendono specie dal temperamento docile, dal pelo morbido e grigio che li porta ad assomigliare a piccoli orsi: le due specie principali hanno tuttavia stili di vita completamente diversi fra loro. Il vombato comune (Vombatus ursinus) vive a terra, dove bruca l’erba e scava un piccolo cunicolo che usa come tana, al contrario del famoso koala (Phascolarctus cinereus), che vive sugli alberi di eucalipto, delle cui foglie si ciba e dai quali scende solo per cambiare pianta. Riesce a restare aggrappato a lungo ai rami e al tronco grazie a lunghi e potenti artigli. Animale molto sedentario, è attivo solo per poche ore durante la notte che utilizza per mangiare una grande quantità di cibo. Similmente all’opossum, il koala è in grado di trasportare il proprio cucciolo sulla schiena: tuttavia il koala partorisce un solo piccolo alla volta, mentre l'opossum ne porta fino a 13!
Anche un appartenente al sottordine dei Falangiformi si ciba di foglie di eucalipto: si tratta del petauroide maggiore (Petauroides volans), il quale, come lo scoiattolo planatore (Petaurus norfolcensis) e il petauro dello zucchero (Petaurus breviceps), è in grado di volare tra un albero e un altro, grazie a una speciale membrana simile a quella dei chirotteri, chiamata patagio. I falangiformi hanno generalmente una coda lunga in proporzione al corpo, come nel caso del tricosuro volpino (Trichosurus vulpecula).

A sinistra il vombato (Vombatus ursinus), al centro un koala (Phascolarctus cinereus) su un albero di eucalipto, e destra uno scoiattolo planatore (Petaurus norfolcensis) pronto a spiccare il volo.

Il sottordine dei Macropodiformi comprende i marsupiali più conosciuti, ovvero i canguri. Essi sono i veri e propri “padroni” dell’Australia in quanto sono largamente diffusi in tutto il Paese, dalle praterie alle foreste, passando per le zone costiere e i deserti: una specie con questa vasta diffusione è per esempio il wallaroo (Macropus robustus). Alcune specie di canguro, come il canguro grigio occidentale (Macropus fuliginosus) e il canguro gigante rosso (Macropus rufus), sono addirittura considerati nocivi per l’uomo, in quanto, presenti in gran numero, possono distruggere le coltivazioni e causare notevoli danni economici. Queste due specie sono legalmente cacciate e apprezzate per la loro carne e le loro pelli. I canguri sono caratterizzati da una postura eretta, grandi zampe posteriori e una lunga e possente coda permetteno loro la caratteristica andatura bipede. La coda è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio, sia quando l'animale è fermo, sia quando si sposta con i caratteristici salti, facilitati da particolari tendini d’Achille che fungono da vere e proprie molle. Saltando il canguro può toccare i 60 km/h quando compie grandi distanteper sfuggire a un pericolo, mentre per piccoli movimenti è impacciato dalle zampe posteriori e per questo motivo si china a terra aiutandosi con le piccole zampe anteriori. La coda ha una fondamentale funzione anche in un altro caso: i canguri maschi infatti lottano per il cibo, il territorio e le femmine, colpendosi con le zampe posteriori, e per sollevarsi usano proprio la coda come punto d’appoggio. La coda quindi deve essere molto potente per poter sopportare l’intero peso del canguro senza lesionarsi. Non tutte le specie appartenenti a questo sottordine hanno tuttavia queste caratteristiche: i canguri arboricoli infatti vivono principalmente sugli alberi e per questo motivo non possiedono le grandi zampe posteriori dei canguri “di terra”. Similmente ai koala, queste specie possono scendere a terra per cambiare l’albero da colonizzare. Essi abitano le foreste della Nuova Guinea, e risultano minacciate dalla deforestazione.

Salta! A sinistra due esemplari di canguro grigio occidentale (Macropus fuliginosus), al centro due canguri giganti rossi (Macropus rufus) lottano aspramente, mentre a destra un canguro arboricolo di Matschie (Dendrolagus matschiei) fa una pausa a terra.

Fra i marsupiali una specie estintasi in tempi moderni è il tilacino o lupo marsupiale (Thylacinus cynocephalus) che apparteneva all’ordine dei Dasiuromorfi: questo animale, conosciuto anche come lupo della Tasmania, era un carnivoro simile a un cane ma possedeva peculiari striature che ne permettevano il riconoscimento. Ad oggi viene considerato estinto, e l’ultimo esemplare in vita viene considerato il tilacino dello zoo di Hobart, morto nel 1936. Questo predatore è stato a lungo cacciato nell’isola australiana perché considerato un pericolo per gli allevatori di pecore, tanto che venivano apposte vere e proprie taglie sull’uccisione di questi animali. Si considera tuttavia che il tilacino fosse in qualche modo destinato a ridurre drasticamente il proprio numero per la concorrenza con il diavolo della Tasmania, molto più aggressivo e feroce. 

Una rara fotografia di una coppia di tilacini (Thylacinus cynocephalus), scattata nel 1904 allo zoo di Washington, Stati Uniti. A causa delle sue striature era spesso definito “zebrato”.

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