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Pavese, "Paesi tuoi": analisi e riassunto dell'opera

Introduzione

 

Paesi tuoi è il primo romanzo di Cesare Pavese; composto nel 1939, verrà pubblicato nel 1941 dalla casa editrice Einaudi. Il tema centrale del romanzo è quello della contrapposizione tra la città e la campagna, simboleggiata dalle due figure principali: il meccanico torinese Berto e il contadino Talino. Questa antitesi viene ulteriormente sottolineata dal fatto che la campagna, focalizzata attraverso lo sguardo di Berto, viene presentata come un mondo ancestrale e magico, dominato dalle leggi dell’eros e della violenza.

 

Trama

 

Berto e Talino, i due protagonisti, si conoscono in carcere, dove occupano la stessa cella: Berto si trova lì per aver investito un ciclista e Talino perché accusato d’incendio doloso ad una cascina nella campagna piemontese, dove vive. Trascorsa la reclusione e scontata la pena, Talino insiste affinché Berto lo segua a Monticello, suo paesino d’origine, per occuparsi della trebbiatrice e delle altre macchine della famiglia in vista dell’imminente mietitura, e guadagnarsi così il pane. Tuttavia, il vero intento di Talino è quello di avere qualcuno che lo possa difendere dalla probabile vendetta del compaesano a cui aveva incendiato la cascina per motivi di gelosia nei confronti della sorella Gisella. Berto, inizialmente molto scettico nei confronti del compagno di sventura e poco attirato dalla vita di campagna, rifiuta la proposta. In seguito però, cambia idea e decide di seguire Talino nelle Langhe. Il meccanico torinese rimane stupefatto davanti al paesaggio che gli si staglia davanti: è particolarmente impressionato dagli odori che regnano in campagna, tanto più forti e decisi rispetto a quelli cui è abituato. Anche il primo impatto con la vita rurale e con la famiglia di Talino non si rivelano per Berto così scontati: convinto della superiorità dei cittadini sui campagnoli, Berto fatica ad abituarsi al contesto e alla routine del luogo, e rimane basito davanti alla rudezza dei parenti di Talino, dal padre-padrone Vinverra alla madre e alle sorelle, rozze e sottomesse alla legge patriarcale dei campi. L’unica persona con cui Berto sente una certa sintonia e affinità è proprio Gisella, la sorella minore di Talino, una bella ragazza dalla sensualità prorompente.

Il meccanico torinese comincia a corteggiare la ragazza, pur avvertendo continuamente una profonda distanza tra sé e il mondo rurale in cui si trova. In segutio si scopre che Gisella in passato è stata violentata dal fratello Talino, colpevole di una passione incestuosa nei confronti della sorella. Quando Gisella inizia a manifestare un certo interesse per Berto, la gelosia brutale e la passione animalesca di Talino hanno il sopravvento: un giorno, mentre lui e Berto lavorano nei campi, davanti ad un gesto di gentilezza della sorella che offre da bere all’amico, Talino perde la testa e ferisce a morte la sorella con il suo tridente. Talino inizialmente fugge e si nasconde nel fienile, ma il giorno successivo fa ritorno a casa, dove Gisella è ormai agonizzante. Nonostante la drammaticità della situazione, Vinverra obbliga la famiglia a tornare al lavoro, e la ragazza viene lasciata a morire. Talino viene arrestato dai carabinieri e Berto di lì a poco torna in città.

 

Analisi

 

Paesi tuoi è la prima opera narrativa lunga di Cesare Pavese e si inserisce in un punto specifico della sua carriera dello scrittore. Pavese infatti arriva alla scrittura in prosa dopo l’esperienza poetica assai particolare di Lavorare stanca (dove è già rilevante la componente narrativa, come emerge dall’uso del verso lungo) e durante il lavoro, nel periodo tra il 1936 e il 1946, a brevi racconti che confluiranno poi nelle edizioni postume di Notte di festa (1953), dei Racconti (1960) e di Ciau Masino (1968). Di quegli stessi anni poi è Il carcere, testo autobiografico sull’esperienza del confino a Brancaleone Calabro, che poi vedrà la luce solo nel 1949, insieme con La casa in collina. Paesi tuoi riassume così alcune caratteristiche della prima ricerca poetica e narrativa di Pavese: da un lato, le suggestioni della letteratura americana (la trama è chiaramente ispirata al romanzo Il postino suona sempre due volte, pubblicato nel 1936 dallo scrittore James Cain) che fanno di Paesi tuoi un antesignano della corrente del Neorealismo.

È significativo infatti che lo stesso Pavese, in una pagina de Il mestiere di vivere del novembre del 1949, etichetti Paesi tuoi (insieme con Il carcere, La bella estate e La spiaggia) sotto la categoria di “naturalismo”, come a sottolinearne la componente realistica, che emerge dalla rappresentazione del mondo rurale di Monticello e dalla riproduzione della parlata dei contadini. A questo livello si aggiunge però la componente mitico-ancestrale della narrazione, che è evidente dalla forte carica simbolica di molte pagine del romanzo, come quelle in cui si palesa il contrasto tra città e campagna o quelle in cui si fa ricorso a immagini metaforiche per esplicitare la carica sessuale di Gisella (come nel caso delle mele). Il simbolismo della vicenda rimanda infatti ad una tipica struttura tragica: le tensioni latenti (la passione animalesca di Talino per la sorella, l’attrazione fatale tra quest’ultima e Berto) esplodono nel dramma finale dell’omicidio della donna, che può essere trasparentemente inteso come una catarsi del tabù dell’incesto.

Questo sdoppiamento tra realtà e simbolo - che fece sì che all’epoca Paesi tuoi venne letto dalla critica come un’opera fortemente anticonformista e contenutisticamente scandalosa - si riflette anche sul piano stilistico: la sintassi è infatti modellata sull’oralità, secondo quella che sarà una tendenza tipica di altre opere neorealistiche, con frequente ricorso al discorso diretto e alle scene dialogate. La lingua prende la forma e le movenze dell’italiano regionale piemontese, e numerosi sono i calchi di espressioni dialettali con cui Pavese connota la parlata dei suoi personaggi. La vicenda viene così descritta attraverso il punto di vista e la focalizzazione di Berto, da cui dipendono i vari inserti di discorso indiretto libero. Spesso tuttavia nei suoi pensieri e nelle sue espressioni è ravvisabile l’intervento dell’autore, soprattutto là dove lo stile si innalza e dove aumentano i rimandi simbolici.