Community model: il caso Wikipedia

Un ottimo esempio per lo studio delle community e delle correlate possibilità di business model è - ovviamente - la Wikimedia Foundation; in questo caso, infatti, mette a disposizione di una “comunità” delle piattaforme con cui ciascun membro della community può interagire rispettando poche ed essenziali linee-guida, e lasciando il resto all’autoregolamentazione. Gli utenti generano, gestiscono e moderano i contenuti del sito stesso, e tutto si regge sul principio di responsabilità, sia di chi produce sia di legge o usufruisce dei servizi messi a disposizione. Ciò si vede molto bene (nel caso particolare di Wikipedia) quando si tocca l’aspetto economico, particolarmente rilevante per uno dei siti più visitati al mondo: la spontanea offerta di chi consulta l’enciclopedia on line permette alla stessa di restare in vita e di crescere.
 

 

La Wikimedia Foundation si occupa allora di gestire gli aspetti “istituzionali” o i rapporti con i media; ma ciò non vuol dire che non possano essere i membri di Wikipedia stessa a coordinarsi e portare avanti progetti collettivi. Tra gli elementi riproducibili di questo business model, possiamo allora citare il sistema di raccolta fondi (il crowdfunding), le dinamiche organizzative interne alla community, la capacità di motivare i membri-volontari che, alla fine, partecipano ed arricchiscono il progetto perché sono convinti della sua utilità (e ne sono infine gratificati).