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La “Vita Nova” di Dante: il capitolo 26 e la poesia della lode

Dante Alighieri, nel capitolo XXVI della Vita Nova, tratta la tematica - fondamentale per lo Stilnovo e per l’interpretazione che ne dà Dante - della lode della donna amata, che qui si declina con toni, metafore e costruzioni sintattiche che evocano un tono da litania evangelica. La lode di Beatrice culmina nei due celebri sonetti inseriti all’interno del capitolo: Tanto gentile e tanto onesta pare, e Vede perfettamente onne salute, che vengono inseriti nella struttura del prosimetro. La contemplazione della donna amata infonde nel poeta una beatitudine corroborata dalla lode stessa, il cui stile acquista qui definitivamente valore paradigmatico: d’ora in poi, la poesia non potrà prescindere dal valore salvifico di Beatrice. Dante descrive gli effetti che Beatrice, con il suo semplice passeggiare per la via, suscita in coloro che le stanno intorno - anticipando così l’argomento del sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare -, testimoni della grazia angelica che la donna trasmette. Ecco l’incipit del capitolo ventiseiesimo:

[1] Questa gentilissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole 1, venne in tanta grazia 2 de le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giungea 3. E quando ella fosse presso d’alcuno, tanta onestade 4 giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto 5; e di questo molti, sì come esperti 6, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse.

Il ventiseiesimo capitolo della Vita Nova è quindi incentrato sul topos della donna amata che passa tra la gente, come già compare già nella poesia di Guinizzelli. L’immagine rimanda anche a quella cristologica del passaggio di Gesù tra la folla che, analogamente, nel testo dantesco accorre per guardare Beatrice, la cui sola visione infonde rispetto e benessere, o, per usare un termine specifico, “grazia”. L’amore del poeta è così totalmente disinteressato e si nutre di una beatitudine apportata non solamente dalla lode e dalla visione di Beatrice, ma anche dalla constatazione del miracolo che suscita nella folla.

[2] Ella coronata e vestita d’umiltade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udia. Diceano molti 7, poi che passata era: “Questa non è femmina 8, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo”. E altri diceano: “Questa è una maraviglia 9; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilmente sae adoperare!”. [3] Io dico ch’ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri 10, che quelli che la miravano comprendeano 11 in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere 12 non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare 13.

Coloro che hanno la fortuna di poter guardare Beatrice provano un sentimento che non è possibile riuscire a esprimere a parole, poiché Beatrice è portatrice di una perfezione divina, che può solo essere oggetto di contemplazione e adorazione. Gli effetti si propagano alla realtà circostante:

[4] Queste e più mirabili cose da lei procedeano virtuosamente: onde io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo della sua loda, propuosi di dicere parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciò che non pur 14 coloro che la poteano sensibilemente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile.

Dante introduce così uno dei suoi sonetti più noti, in cui vengono riprese in altra forma le tematiche appena descritte. Inoltre viene qui ribadito il senso di miracolo suscitato dall’apparizione di Beatrice e in generale gli effetti provocati sia sul poeta si su chiunque abbia la fortuna di assistervi. Commentando se stesso, Dante spiega:

[8] Questo sonetto è sì piano ad intendere 15, per quello che narrato è dinanzi, che non abbisogna d’alcuna divisione; e però lassando lui, dico che questa mia donna venne in tanta grazia, che non solamente ella era onorata e laudata, ma per lei erano onorate e laudate molte.

Dopo aver presentato il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, Dante insiste sul suo carattere di facile comprensibilità, dovuto alla natura di quanto narrato, e introduce il topos - già presente nella concezione del De Amore di Andrea Cappellano - dell’estendersi alle altre donne delle lodi profuse nei confronti della donna amata (come spiegato poi in Vede perfettamente onne salute).

1 Dante intende continuare a parlare di Beatrice, di cui già ha parlato nei capitoli precedenti.

2 venne in tanta grazia: ottenne tanta benevolenza ed ammirazione; sin dall’avvio della breve narrazione, a Beatrice si collegano alcune manifestazioni di un vero e proprio miracolo sovrannaturale.

3 È una scena di sapore evangelico, e ricorda quella del passaggio di Gesù Cristo tra la folla festante; a ciò si affianca un rimando a Io voglio del ver la mia donna laudare di Guido Guinizzelli, dove, tra i molti attributi della figura femminile, si dice: “Passa per via adorna, e sì gentile” (v. 9).

4 tanta onestade: la donna infonde rispetto nel cuore di chi le si avvicina. Il termine è poi centrale nel sonetto che segue, dove identifica appunto il decoro intimo di Beatrice.

5 Si tratta dei tipici effetti che la donna stilnovista induce nel poeta e che qui si estendono a tutti coloro che, sulla via, assistono al passaggio di lei.

6 sì come esperti: “avendone fatta esperienza”.

7 Diceano molti: la formula riprende uno schema del Vangelo di Giovanni utilizzato nell’esposizione delle opinioni sulla natura di Cristo.

8 femmina: termine utilizzato per marcare la differenza tra la natura terrena delle altre donne e quella celeste della donna amata.

9 maraviglia: “miracolo”.

10 di tutti li piaceri: di ogni bellezza, intesa in senso spirituale.

11 comprendeano: “accoglievano”.

12 ridicere: “esprimere”; è il tema classico dell’indicibilità di ciò che sente il poeta di fronte alla manifestazione soprannaturale di Beatrice. Si attua così il passaggio completo alla spiritualizzazione dell’amore.

13 nol convenisse sospirare: “senza riuscire a non sospirare”.

14 non pur: “non solo”.

15 Piano ad intendere: cioè, “di facile comprensibilità”.

Testo su Vita nuova

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