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"Paradiso" canto 12: parafrasi del canto

Parafrasi Commento

Nel dodicesimo canto del Paradiso, Dante è ancora tra gli spiriti sapienti, nel cielo del Sole; dopo la presentazione di San Francesco da parte di San Tommaso d’Aquino nel canto precedente, qui i due ordini  monacali si scambiano per così dire le parti. Ora tocca a Bonaventura da Bagnoregio illustrare la vita di San Domenico e, in chiusura del canto, deprecare la corruzione che ha colpito il propiro ordine. Seguirà un breve panorama sulle anime illustri che compongono il cielo in questione (tra cui Ugo da San Vittore, Anselmo d’Aosta e Rabano Mauro).

 

  1. Sì tosto come l’ultima parola
  2. la benedetta fiamma 1per dir tolse 2,
  3. a rotar cominciò la santa mola;
  4. e nel suo giro tutta non si volse
  5. prima ch’un’altra di cerchio la chiuse 3,
  6. e moto a moto e canto a canto colse;
  7. canto che tanto vince nostre muse 4,
  8. nostre serene 5 in quelle dolci tube,
  9. quanto primo splendor quel ch’e’ refuse.
  10. Come si volgon per tenera nube
  11. due archi paralelli e concolori 6,
  12. quando Iunone a sua ancella iube 7,
  13. nascendo di quel d’entro quel di fori 8,
  14. a guisa del parlar di quella vaga
  15. ch’amor consunse come sol vapori 9,
  16. e fanno qui la gente esser presaga,
  17. per lo patto che Dio con Noè puose,
  18. del mondo che già mai più non s’allaga:
  19. così di quelle sempiterne rose
  20. volgiensi circa noi le due ghirlande,
  21. e sì l’estrema a l’intima rispuose.
  22. Poi che ’l tripudio e l’altra festa grande,
  23. sì del cantare e sì del fiammeggiarsi 10
  24. luce con luce gaudïose e blande,
  25. insieme a punto e a voler quetarsi 11,
  26. pur come li occhi ch’al piacer che i move
  27. conviene insieme chiudere e levarsi;
  28. del cor de l’una de le luci nove 12
  29. si mosse voce, che l’ago a la stella 13
  30. parer mi fece in volgermi al suo dove;
  31. e cominciò: “L’amor che mi fa bella
  32. mi tragge a ragionar de l’altro duca 14
  33. per cui del mio sì ben ci si favella.
  34. Degno è che, dov’ è l’un, l’altro s’induca:
  35. sì che, com’ elli ad una militaro,
  36. così la gloria loro insieme luca 15.
  37. L’essercito di Cristo 16, che sì caro
  38. costò a rïarmar 17, dietro a la ’nsegna
  39. si movea tardo, sospeccioso e raro,
  40. quando lo ’mperador che sempre regna
  41. provide a la milizia, ch’era in forse,
  42. per sola grazia, non per esser degna;
  43. e, come è detto, a sua sposa soccorse
  44. con due campioni, al cui fare, al cui dire 18
  45. lo popol disvïato si raccorse.
  46. In quella parte ove surge ad aprire
  47. Zefiro 19 dolce le novelle fronde
  48. di che si vede Europa rivestire,
  49. non molto lungi al percuoter de l’onde
  50. dietro a le quali, per la lunga foga,
  51. lo sol talvolta ad ogne uom si nasconde 20,
  52. siede la fortunata Calaroga 21
  53. sotto la protezion del grande scudo
  54. in che soggiace il leone e soggioga 22:
  55. dentro vi nacque l’amoroso drudo
  56. de la fede cristiana, il santo atleta
  57. benigno a’ suoi e a’ nemici crudo;
  58. e come fu creata, fu repleta
  59. la sua mente di viva vertute,
  60. che, ne la madre, lei fece profeta 23.
  61. Poi che le sponsalizie fuor compiute
  62. al sacro fonte intra lui e la Fede,
  63. u’ si dotar di mutüa salute,
  64. la donna che per lui l’assenso diede,
  65. vide nel sonno il mirabile frutto
  66. ch’uscir dovea di lui e de le rede;
  67. e perché fosse qual era in costrutto,
  68. quinci si mosse spirito a nomarlo
  69. del possessivo di cui era tutto 24.
  70. Domenico fu detto; e io ne parlo
  71. sì come de l’agricola che Cristo
  72. elesse a l’orto suo per aiutarlo 25.
  73. Ben parve messo e famigliar di Cristo:
  74. ché ’l primo amor che ’n lui fu manifesto,
  75. fu al primo consiglio 26 che diè Cristo.
  76. Spesse fïate fu tacito e desto
  77. trovato in terra da la sua nutrice,
  78. come dicesse: ’Io son venuto a questo’.
  79. Oh padre suo veramente Felice 27!
  80. oh madre sua veramente Giovanna 28,
  81. se, interpretata, val come si dice!
  82. Non per lo mondo, per cui mo s’affanna
  83. di retro ad Ostïense 29 e a Taddeo 30,
  84. ma per amor de la verace manna
  85. in picciol tempo gran dottor si feo;
  86. tal che si mise a circüir la vigna
  87. che tosto imbianca, se ’l vignaio è reo 31.
  88. E a la sedia che fu già benigna
  89. più a’ poveri giusti, non per lei,
  90. ma per colui che siede, che traligna,
  91. non dispensare o due o tre per sei,
  92. non la fortuna di prima vacante,
  93. non decimas, quae sunt pauperum Dei,
  94. addimandò, ma contro al mondo errante
  95. licenza di combatter per lo seme
  96. del qual ti fascian ventiquattro piante 32.
  97. Poi, con dottrina e con volere insieme,
  98. con l’officio appostolico si mosse
  99. quasi torrente ch’alta vena preme;
  100. e ne li sterpi eretici 33percosse
  101. l’impeto suo, più vivamente quivi 34
  102. dove le resistenze eran più grosse.
  103. Di lui si fecer poi diversi rivi 35
  104. onde l’orto catolico si riga,
  105. sì che i suoi arbuscelli stan più vivi.
  106. Se tal fu l’una rota 36 de la biga 37
  107. in che la Santa Chiesa si difese
  108. e vinse in campo la sua civil briga 38,
  109. ben ti dovrebbe assai esser palese
  110. l’eccellenza de l’altra, di cui Tomma
  111. dinanzi al mio venir fu sì cortese.
  112. Ma l’orbita che fé la parte somma
  113. di sua circunferenza, è derelitta,
  114. sì ch’è la muffa dov’ era la gromma 39.
  115. La sua famiglia, che si mosse dritta
  116. coi piedi a le sue orme, è tanto volta,
  117. che quel dinanzi a quel di retro gitta 40;
  118. e tosto si vedrà de la ricolta
  119. de la mala coltura, quando il loglio
  120. si lagnerà che l’arca li sia tolta 41.
  121. Ben dico, chi cercasse a foglio a foglio
  122. nostro volume 42, ancor troveria carta
  123. u’ leggerebbe "I’ mi son quel ch’i’ soglio" 43;
  124. ma non fia da Casal 44 né d’Acquasparta 45,
  125. là onde vegnon tali a la scrittura,
  126. ch’uno la fugge e altro la coarta.
  127. Io son la vita di Bonaventura
  128. da Bagnoregio 46, che ne’ grandi offici
  129. sempre pospuosi la sinistra cura.
  130. Illuminato e Augustin 47 son quici,
  131. che fuor de’ primi scalzi poverelli
  132. che nel capestro 48 a Dio si fero amici.
  133. Ugo da San Vittore 49 è qui con elli,
  134. e Pietro Mangiadore e Pietro Spano 50,
  135. lo qual giù luce in dodici libelli;
  136. Natàn profeta e ’l metropolitano 51
  137. Crisostomo e Anselmo 52 e quel Donato
  138. ch’a la prim’ arte degnò porre mano 53.
  139. Rabano 54 è qui, e lucemi dallato
  140. il calavrese abate Giovacchino 55
  141. di spirito profetico dotato.
  142. Ad inveggiar cotanto paladino
  143. mi mosse l’infiammata cortesia
  144. di fra Tommaso e ’l discreto latino;
  145. e mosse meco questa compagnia”.
  1. Non appena la benedetta fiamma
  2. iniziò a dire l’ultima parola, subito dopo
  3. la corona dei beati riprese a roteare;
  4. e non fece in tempo a completare un giro
  5. che un’altra corona la circondò,
  6. la quale accordò moto e canto alla prima;
  7. canto che in quei dolci strumenti supera molto
  8. la nostra poesia e le nostre armonie, quanto
  9. il primo raggio è superiore a quello riflesso.
  10. Come attraversano una nube tenue
  11. due arcobaleni concentrici e concordi nei colori,
  12. quando Giunone ordina alla sua ancella,
  13. che nascono uno dentro l’altro,
  14. così come la voce di Eco, che si consumò
  15. per amore di Narciso, nasce dalle nostre parole,
  16. e [questi arcobaleni] danno ai mortali
  17. il presagio del patto che Dio stabilì con Noè,
  18. per cui non avrebbe più allagato il mondo:
  19. così le due ghirlande di quelle rose eterne
  20. si rivolsero verso ed intorno a noi, e così
  21. il cerchio esterno corrispose a quello interno.
  22. Dopo che la danza e i giochi di luce,
  23. sia del cantare e sia del rifulgere delle anime
  24. con luci splendide di felicità e carità,
  25. nello stesso istante si arrestarono,
  26. come gli occhi che si aprono e si chiudono
  27. seguendo il desiderio che li muove;
  28. dal centro delle luci della nuova corona
  29. si mosse una voce, che mi fece voltare
  30. verso lei come fossi l’ago di una bussola;
  31. e cominciò: “L’amore che mi rende bella 
  32. mi porta a parlare dell’altro principe
  33. in quanto qui si è parlato così bene di Francesco.
  34. È giusto che dove è lodato uno lo sia
  35. anche l’altro, così che, come combatterono
  36. per una causa, così vengano lodati insieme.
  37. L’esercito di Cristo, chè costò molto armare 
  38. nuovamente, dietro alla croce proseguiva
  39. lentamente, pieno di dubbi e in numero esiguo,
  40. quando Dio onnipotente venne in aiuto
  41. alla cristianità che era in pericolo,
  42. solo per la sua grazia, non perchè essa fosse degna;
  43. e, come è detto, mandò in aiuto alla sua sposa
  44. due campioni, al cui esempio e alle cui parole
  45. il popolo perso e sfiduciato si ravvide.
  46. In quella parte in cui il dolce Zefiro sorge
  47. e fa aprire nuove fronde in primavera
  48. di cui si vede che si riveste tutta l’Europa,
  49. non molto lontano dal litorale Atlantico
  50. dietro le cui onde talvolta, essendo stanco,
  51. il sole si nasconde agli occhi umani,
  52. ha sede la fortunata Calaruega
  53. sotto la protezione del regno di Castiglia
  54. in cui il leone soggiace e soggioga la torre:
  55. qui vi nacque San Domenico, fedele vassallo
  56. della fede cristiana, santo difensore
  57. benevolo con i buoni, duro con gli eretici;
  58. e come la sua anima venne creata, fu così
  59. ricolma di potente virtù, che ancora nel
  60. ventre della madre, la rese profeta.
  61. Dopo che furono compiute le nozze
  62. al fonte battesimale tra lui e la Fede,
  63. dove si scambiarono reciproca salvezza,
  64. la donna che gli fece da madrina di battesimo,
  65. vide in sogno la mirabile missione
  66. di Domenico e dei suoi seguaci;
  67. affinchè fosse nel nome ciò che era realmente,
  68. dal Cielo si mosse la volontà di chiamarlo
  69. con il possessivo a cui egli apparteneva.
  70. Fu chiamato Domenico: e io ne parlo
  71. così come l’agricoltore che Cristo
  72. scelse per il suo orto come aiutante.
  73. Apparve bene come discepolo e servitore
  74. di Cristo: perché il primo amore che si manifestò
  75. in lui fu per il primo consiglio dato da Cristo.
  76. Molte volte venne trovato a terra
  77. dalla sua nutrice in silenzio e sveglio,
  78. come se dicesse: ‘Io son nato per questo’.
  79. Oh suo padre davvero Felice!
  80. Oh sua madre veramente Giovanna,
  81. se si interpreta correttamente il suo nome!
  82. Non per il mondo, per cui ora si affanna
  83. negli studi di diritto o di medicina,
  84. ma per amore della vera sapienza
  85. in un tempo breve divenne in grande dottore;
  86. che si mise a proteggere la vigna
  87. che in poco tempo si secca, se il vignaiolo non è bravo.
  88. E alla sede pontificia, che prima fu più benigna
  89. con i poveri rispetto a ora, non per causa sua,
  90. ma del Pontefice, che si allontana dalla giustizia,
  91. non chiese di donare solo un terzo o la metà
  92. dei suoi beni, o che fosse libero il beneficio della
  93. rendita ecclesiastica, e nemmeno le decime, che sono dei poveri,
  94. ma [chiese] di poter aver la licenza di combattere
  95. contro il mondo pieno di eresie, in favore della
  96. fede da cui nacquero questi ventiquattro santi.
  97. Poi, con sapienza insieme a zelo,
  98. con l’appoggio del pontefice si mosse
  99. come fosse un torrente spinto da una sorgente profonda;
  100. ed la sua forza abbattè gli sterpi eretici,
  101. in maniera più determinata qui
  102. dove le resistenze erano di maggior forza.
  103. Da lui nacquero diversi fiumiciattoli
  104. che irrigano l’orto cattolico,
  105. così che i suoi alberelli rimangano floridi.
  106. Se questi fu una delle due ruote della biga
  107. con cui la Chiesa si difese
  108. e vinse la sua lotta interna,
  109. ti dovrebbe essere chiara l’eccellenza
  110. di San Francesco, di cui San Tommaso
  111. prima che giungessi parlò così bene.
  112. Ma il solco fatto dalla parte esterna
  113. del cerchio della ruota, è abbandonato,
  114. così che c’è muffa dove c’era tartaro.
  115. I suoi frati, che inizialmente seguirono
  116. le orme del suo fondatore, sono talmente girati,
  117. che vanno in senso contrario al loro fondatore;
  118. e presto si vedrà il raccolto della cattiva 
  119. semina, quando il loglio verrà bruciato 
  120. e non potrà entrare nell’arca.
  121. Dico bene, chi leggesse il nostro volume
  122. pagina a pagina, troverebbe ancora scritto:
  123. ‘Io sono quello che ero solito essere’;
  124. ma non sarà da Casale nè da Acquasparta
  125. là da dove vengono coloro che lo leggono,
  126. poichè uno lo rifugge, l’altro lo irrigidisce.
  127. Io sono Bonaventura da Bagnoregio,
  128. che nelle importanti cariche ricoperte
  129. non diedi mai importanza alle cose mondane.
  130. Illuminato e Agostino si trovano qui,
  131. che furono tra i primi scalzi poverelli
  132. che si fecero amici di Dio con la corda francescana.
  133. Ugo da San Vittore è qui con loro,
  134. e Pietro Mangiadore e Pietro Ispano,
  135. che è famoso in terra per dodici volumi;
  136. il profeta ebraico Natan e il metropolitano
  137. Crisostomo e Anselmo ed Elio Donato
  138. che si dedicò allo studio della grammatica.
  139. Rabano è qui, e mi porta luce da parte
  140. il calabrese abate Gioacchino
  141. dotato di spirito profetico.
  142. Ad emulare san Tommaso, che fu 
  143. valente paladino, mi mosse la cortesia 
  144. per Tommaso stesso e le chiare parole;
  145. e con me mosse questa compagnia di anime”.

1 benedetta fiamma: San Tommaso, che ha raccontato nel canto precedente la vita di San Francesco.

2 Cioè, il momento in cui Tommaso termina di parlare e quello in cui i beati riprendono il loro movimento è identico.

3 prima ch’un’altra di cerchio la chiuse: una corona di dodici beati circonda quella interna e ognuna delle nuove anime si mette in corrispondenza di quelle davanti.

4 muse: le dodici muse classiche sono il simbolo della poesia.

5 serene: le sirene, creature mitologiche metà donne e metà pesci, sono il simbolo del canto e dell’armonia.

6 paralleli e concolori: la complessa similitudine delle due circonferenze che Dante vede disegnarsi e coincidere di fronte a sé indica due caratteristiche del Paradiso dantesco: da un lato l’elevatezza stilistica in accordo con l’altezza e difficoltà della materia, dall’altro la necessità di spiegare l’ineffabile (cioè la gloria di Dio e dei beati) con immagini comprensibili per i propri lettori.

7 iube: latinismo da iubeo per “ordina, comanda”.

8 Era opinione medievale che nel momento in cui si venivano a creare due arcobaleni quello esterno fosse il riflesso di quello interno.

9 di quella vaga | ch’amor consunse come sol vapori: si parla qui di Eco, la ninfa che si innamorò di Narciso ma che, non ricambiata, si lasciò consumare dall’amore e rimase solo voce. La vicenda, riportata da Ovidio nel terzo libro delle Metamorfosi (vv. 339-510).

10 fiammeggiarsi: l’elogio di San Domenico e della sua vita santa (vv. 22-105) si apre in un tripudio di luce, che sta a rappresentare la gioia delle sfere celesti.

11 insieme a punto e a voler quetarsi: anche in questo caso il movimento delle corone è perfettamente sincronico; l’armonia è una delle qualità principali dell’operato di Dio nel Paradiso.

12 del cor de l’una del le luci nove: San Bonaventura (1217/1221-1274), francescano e biografo di San Francesco d’Assisi nella Legenda maior (1263), oltre che importante teologo medievale (soprannominato Doctor Seraphicus, in maniera speculare all’amico San Tommaso D’Aquino, detto Doctor Angelicus).

13 l’ago a la stella: l’ago della bussola che punta verso nord, quindi verso la Stella polare.

14 altro duca: Domenico di Guzmàn (1170-1221), fondatore dell’Ordine dei Domenicani. Dopo la predicazione nella Francia meridionale (nel periodo della crociata di Innocenzo III contro i catari e l’eresia albigese), fondò nel 1215 il primo nucleo del futuro ordine mendicante, la cui regola fu approvata l’anno seguente da papa Onorio III. Da lì in poi Domenico si dedicò all’attività missionaria ed alle opere di carità (nonché alle frequenti penitenze). Fu proclamato santo nel 1234.

15 Questa terzine chiarisce perchè i due santi vadano lodati insieme, in quanto entrambi hanno combattuto per lo stesso fine, cioè la salvezza ed il bene della Chiesa.

16 essercito di Cristo: sta ad indicare l’umanità redenta dal sacrificio di Cristo e che Francesco e Domenico, i due “campioni” (v. 44) della fede, devono guidare nuovamente sulla retta via.

17 riarmar: Cristo dovette sacrificare se stesso per poter riarmare il suo popolo. Si noti come la terzina sviluppi la metafora militare per sottolineare la necessità di combattere corruzione e peccato.

18 al cui fare, al cui dire: il fare è riferito a San Francesco e di dire a san Domenico.

19 Zefiro: vento di ponente, spesso detto anche Favonio, tipico segnale dell’arrivo di primavera.

20 In questi versi si spiega che il sole scende dietro al golfo di Guascogna (regione sud-occidentale della Francia vicina al confine spagnolo) e che durante il solstizio d’estate esso è più stanco in quanto quella è la giornata con più ore di luce solare dell’anno.

21 Calaroga: è il borgo spagnolo di Caleruega, vicino a Burgos (Castiglia), dove nacque San Domenico.

22 del grande scudo | in che soggiace il leone e soggioga: lo stemma del re di Castiglia (il “grande scudo”) è diviso in quattro parti, in cui si alternano una torre e un leone: in una metà il riquadro del leone è posto sopra la torre, nell’altra metà le posizioni sono invertite (come si può vedere qui: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Escudo_de_la_Corona_de_Castilla.svg); per questo motivo si dice che il leone soggioga ma al tempo stesso è soggiogato dalla torre.

23 lei fece profeta: allusione alla leggenda per cui la madre di Domenico aveva sognato di partorire un cane di colore bianco e nero, come l’abito domenicano, che stringeva una fiaccola in bocca con cui incendiava il mondo. Il sogno prefiguratore è ripreso dalle biografie e dalle agiografie del santo domenicano.

24 a normarlo | del possessivo di cui era tutto: già nel nome del santo si prefigurava il suo destino; “Domenico” viene infatti dal latino Dominicus, che significa “di proprietà del Signore”.

25 Sempre seguendo il linguaggio figurato qui abbiamo Domenico rappresentato come un agricoltore che aiuta Cristo ad aumentare la produttività del suo orto; l’allegoria spiega che Domenico dovrà aiutare Cristo nel mantenere ed aumentare i fedeli di Dio, difendendo la Chiesa dalle eresie.

26 primo consiglio: è il primo comandamento dato da Cristo agli apostoli, cioè amore, umiltà e povertà.

27 Felice: il nome del padre di Domenico era Felice; anche qui, Dante usa l’etimologia del nome per indicare un disegno provvidenziale nella biografia del santo, il cui genitore è appunto “felice” in quanto ha generato un fedele discepolo di Dio.

28 Giovanna: la madre di Domenico è Giovanna, il cui significato è “piena di grazia di Dio”.

29 Ostiense: il riferimento è a Enrico di Susa (1210-1271), che nel 1262 divenne cardinale di Ostia. Scrisse volumi di diritto canonico, e per questa sua fama è da mettere in parallelo con il v. 4 del canto precedente (“ chi dietro a iura e chi ad amforismi”), in cui il poeta stigmatizzava le ambizioni terrene che ci fanno inseguire titoli ed onori.

30 Taddeo: riferito a Taddeo d’Alderotto (o Alderotti; 1212ca.-1295), medico bolognese tra i più eminenti del Medioevo, e seguace di Galeno ed Ippocrate. Si nota anche in questo caso si nota il parallelismo con il verso 4 del canto XI (“[...] chi ad amforismi”).

31 Sempre riprendendo la similitudine dell’orto e del suo guardiano, Domenico è come colui che vuole proteggere e curare il proprio orto affinchè non si secchi e non muoia. In questo caso il vignaiolo cattivo, che non sa compiere il proprio lavoro, è il papa che sta abbandonando il suo orto, i suoi fedeli e la Chiesa stessa. Non si deve dimenticare infatti che il XIII secolo è il periodo delle eresie e delle lotte contro gli infedeli: basti pensare ad esempio alla crociata contro gli Albigesi indetta da papa Innocenzo III nel 1208 e durata fino al 1229.

32 In queste due terzine Bonaventura spiega che Domenico non ha domandato privilegi di casta (come donare ai poveri solo parte delle sue ricchezze o godere della rendita ecclesiastica o mettere le mani sulle “decime” per i poveri), ma ha chiesto al Pontefice (“a la sedia che fu già benigna”, v. 88) solo il permesso - attraverso l’approvazione della Regola domenicana del 1216 - di combattere le eresie (vv. 95-96).

33 La determinazione del santo è paragonata alla forza impetuosa di un fiume, come le eresie sono delle sterpaglie rinsecchite che cercano, invano, di bloccare il corso del fiume.

34 quivi: in Provenza, dove sorse e si sviluppò principalmente l’eresia catara.

35 rivi: metafora per indicare i discepoli di San Domenico.

36 una rota: San Domenico.

37 biga: la Chiesa è paragonata ad un’auriga che si trova sopra una biga con due ruote, che rappresentano San Francesco e San Domenico. Come si vede, prosegue l’uso di termini tipici dell’area bellica (la “biga” è più propriamente un carro da guerra).

38 civil briga: la lotta contro gli eretici condotta all’interno della Chiesa

39 sì ch’è la muffa dov’era la gromma: Bonaventura spiega che per la corruzione della Chiesa là dove prima c’era il bene (cioè la “gromma”, ovvero il tartato che si forma nelle botti di buon vino) ora s’è sostituito il male (la “muffa”).

40 che quel dinanzi a quel di retro gitta: immagine piuttosto concettosa, con cui Bonaventura indica che i nuovi francescani camminano in direzione contraria al solco tracciato dal loro fondatore.

41 quando il loglio | si lagnerà che l’arca li sia tolta: il loglio è un’erba perenne e infestante, da separare dal grano. Qui bisogna intendere che i frati che si sono allontanati dalla retta via sono ormai delle erbe infestanti e malevole, ma che si renderanno conto di ciò nel momento in cui non potranno accedere alla beatitudine celeste.

42 nostro volume: la Regola dell’Ordine Francescano.

43 Questa terzina vuole significare che esistono sicuramente dei frati, per quanto pochi, che seguono ancora i dettami del fondatore e della sua Regola, e che non hanno modificato il loro comportamento.

44 Casal: Ubertino da Casale (1259-1330ca.), teologo francescano vicino alla corrente degli “spirituali”, che erano molto più aderenti alla Regola del fondatore e ad una sua rigida applicazione (appunto “altro la coarta”, v. 126).

45 Acquasparta: Matteo di Acquasparta (1240-1302), cardinale francescano vicino alla corrente dei conventuali, che sostenenva un’applicazione più leggera e transigente della Regola (Matteo d’Acquasparta è appunto colui che “la fugge” al v. 126).

46 Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221-1274), entrò nell’ordine francescano tra il 1238 e il 1243 e ne divenne “generale” nel 1257; importante teologo, fu il maggior esponente della corrente mistica. Le sue opere maggiori furono l’Itinerarium mentis in Deum (assai caro a Dante, che lo usa tra le fonti per l’ideazione della Commedia) e le biografie di San Francesco, la Legenda Maior e la Legenda Minor.

47 Illuminato da Rieti e Agostino di Assisi furono tra i primi seguaci di San Francesco.

48 capestro: è la corda con cui i francescani, in segno d’umiltà si cingevano il saio in vita.

49 Ugo da San Vittore (1097ca.-1141), teologo francescano di scuola mistica.

50 Pietro Mangiadore e Pietro Spano sono autori medievali di testi, rispettivamente, di teologia e di medicina.

51 metropolitano: Giovanni Crisostomo (344/354-407) fu patriarca metropolitano di Costantinopoli dall 398, ed è considerato uno padri della chiesa greca. “Metropolitano” significa che appartiene alla diocesi principale di una provincia.

52 Anselmo d’Aosta (1033-1109), filosofo benedettino, fu uno dei più famosi teologi e filosofi medievali, celebre per la dimostrazione “a priori” e “a posteriori” dell’esistenza di Dio.

53 Il grammatico del IV secolo d.C. Elio Donato.

54 Rabano Mauro (776-856), benedettino, fu autore di opere teologiche e si dedicò all’evagelizzazione delle popolazioni germaniche.

55 Gioacchino da Fiore (1130-1202), monaco cistercense, fondatore nel 1189 del monastero di San Giovanni in Fiore, in provincia di Cosenza. Papa Celestino III approvò nel 1196 il nuovo Ordine Florense da lui fondato. Le sue posizioni misticheggianti, basate sull’interpretazione profetica del testo sacro, ebbero larga diffusione tra gli “spirituali” francescani, sebbene condannate dalla Chiesa a partire dal XIII secolo.