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Cartesio, "Discorso sul metodo"

La filosofia di René Descartes, o Cartesio (1596-1650) si presenta come un organismo coeso e coerente sin dalle sue opere giovanili: le Regulae ad directionem ingenii (Regole per la guida dell’intelligenza, 1627-1630) e il trattato intitolato Il mondo o Trattato della luce (1630-1633, comprensivo de L’uomo). In esse si delineano già i punti saldi del pensiero cartesiano, che egemonizzerà gran parte della filosofia e della scienza secentesca:

  • In fisica, la riduzione della materia ad estensione (grandezza, figura, velocità), secondo un’impostazione meccanicistica.
  • L’esigenza della certezza scientifica e il primato assegnato alla ragione, e alla sua autonomia speculativa.

Da qui, procede l’elaborazione del famoso metodo cartesiano e il suo procedere per ipotesi, al fine di evitare errori nell’analisi e verificare la consistenza scientifica di ogni spiegazione. La ricostruzione razionalistica della realtà da parte del soggetto cartesiano si pone così in antitesi con la corrente dell'empirismo e in rapporto autonomo rispetto alla tradizione della Scolastica. Le catene deduttive cartesiane trovano nella matematica la loro disciplina-guida, come si vede anche nelle ipotesi fisiche sulla costituzione del cosmo, nelle tre leggi del moto (dai Principi della filosofia, 1644), nella negazione dell’atomismo.

Il Discorso sul metodo (1637), poi sviluppato nelle Meditazioni metafisiche, organizza tutti questi ragionamenti, prospettando in nuce le diverse linee di ricerca cartesiane: la differenza tra res cogitans e res extensa, la scientificità irrinunciabile dei nostri ragionamenti filosofici, le quattro norme fondamentali del “metodo” stesso, l’importanza dal ragionare in maniera “chiara e distinta”. E ricompare qui, come già nelle Regole giovanili, il rapporto tra l’intuizione (come comprensione immediata, certezza immediata) e la deduzione, come catena di intuizioni legate tra loro.

Bibliografia essenziale:

Manuali

- N. Abbagnano, Storia della filosofia, Torino, UTET, vol. II, 2005.
- F. Adorno, T. Gregory, V. Verra, Manuale di storia della filosofia, Roma, Laterza, 1996.
- P. Rossi, C. A. Viano, Storia della filosofia, Roma, Laterza, vol. III, 1995.

Saggi

- G. Crapulli, Introduzione a Descartes, Roma, Laterza, 1988.
- K. Löwith, Dio, uomo e mondo nella metafisica da Cartesio a Nietzsche, Roma, Donzelli, 2000.

Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.