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“Il pozzo e il pendolo” di Edgar Allan Poe: riassunto della trama

Introduzione

 

Il pozzo e il pendolo, scritto da Edgar Allan Poe nel 1842, fa parte del celebre filone dei racconti del terrore, grazie al quale Poe si inserisce di diritto nelle fila della letteratura gotica, sebbene il genere, nato con i romanzi di Horace Walpole (Il castello di Otranto, 1764), Ann Radcliffe (I misteri di Udolpho, 1794), Matthew Gregory Lewis (Il monaco, 1797), Mary Shelley (Frankenstein, 1818) e John Polidori (Il vampiro, 1819), abbia conosciuto la sua età dell’oro alcuni decenni prima, culminando poi nel Dracula (1897) di Bram Stoker e nella narrativa di Howard Philips Lovecraft.

Tuttavia, i meccanismi tipici della narrativa di Poe, che trovano un esempio particolarmente efficace in questo testo, differiscono da quelli consueti nei racconti horror del tempo e perciò l’autore è considerato il vero e proprio inventore del racconto del terrore nella sua forma moderna 1. Infatti la tensione non si concentra tanto su eventi soprannaturali, quanto suelementi percettivi e sensoriali, ponendo l’accento su emozioni e reazioni psicologiche umane, prime fra tutte la paura, la perdita di lucidità sino alla pazzia, l’ossessione della morte mescolata con l’irragionevole permanere della speranza. Come in gran parte delle opere dell’autore americano, è particolarmente rilevante il senso di mistero e la tensione generata da un’attentissima gestione dell’intreccio.

Ne Il pozzo e il pendolo, ad esempio, l’intero racconto è infatti giocato sull’incertezza, sull’impossibilità di chiarire il contesto della vicenda, l’identità dei personaggi, l’orrore cui è condannato il protagonista e persino l’esito della vicenda, al di là del sintetico finale ad effetto. L’autore lascia che il lettore condivida il punto di vista del protagonista, per lo più colto nel momento in cui si svolgono i fatti e non a posteriori. Perciò, come l’“io narrante” non conosce il proprio destino (e quindi lo teme sin quasi ad impazzire, senza però riuscire ad abbandonare del tutto la speranza), così il lettore è incerto e può immedesimarsi profondamente nella vicenda. Tali aspetti, insieme all’efficace scelta di focalizzare il racconto su un brevissimo lasso di tempo di cui non conosciamo né gli antefatti né le conseguenze ultime, accrescono la suspense e dunque l’effetto di meraviglia in chi legge suscitato soprattutto dall’imprevedibile finale, suggerito soltanto dall’impostazione memoriale della narrazione.

 

Riassunto

 

La vicenda è raccontata in prima persona dal protagonista, un prigioniero dell’Inquisizione Spagnola. Condannato a morte, ma incapace di comprendere con esattezza la pena comminatagli a causa delle sofferenze patite, l’uomo viene gettato in una buia prigione di Toledo. Qui egli rimane a lungo privo di sensi, alternando brevi momenti di veglia a sonni prolungati, sempre in preda alle sensazioni fisiche, psicologiche e sensoriali più svariate ed in uno stato di generale confusione. Al risveglio, dopo aver cercato di ricordare cosa gli sia successo, egli comprende di essere chiuso in una prigione completamente priva di luce, dove ha inizio il suo calvario. Avvertendo la necessità di conoscere il luogo in cui si trova, il protagonista, benché debolissimo, prova a percorrere il perimetro della stanza, cercando di misurarla sulla base dei propri passi e con l’aiuto di un pezzo strappato della propria veste. Dopo aver stimato la lunghezza dei lati, senza poter accertare la forma della cella, decide di avventurarsi verso il centro della stanza: inciampa però nella propria veste strappata e questo imprevisto lo salva. Ancora un passo, infatti, e sarebbe caduto in un vasto pozzo maleodorante, di cui non riesce a misurare ampiezza e profondità. Il detenuto comprende che lo scopo dei suoi torturatori era stato proprio quello di farlo precipitare nella voragine per renderlo vittima di orrori indicibili, che le voci popolari sull’Inquisizione associano proprio al fondo del pozzo.

L’arrivo di acqua e pane rende palese che ogni movimento ed ogni momento di sonno del prigioniero sono osservati da carcerieri simili a demoni. La bevanda è però avvelenata e il prigioniero cade in un sonno profondo. Al risveglio, egli si trova legato ad un asse e trova la prigione violentemente illuminata. Ciò gli permette di comprendere che la stanza è ben più piccola di quanto avesse creduto, che le pareti sono ricoperte di lastre di ferro decorate con graffiti e disegni grotteschi, volti a raffigurare l’Inferno, ovvero il luogo in cui il ribelle sconta la pena imposta dall’Inquisizione. Tra le figure, il prigioniero riconosce proprio sopra la sua testa l’immagine del tempo che tiene tra le mani un pendolo molto corto. Ad uno sguardo più attento, questo rivela un lieve, ma costante movimento oscillatorio. Gradualmente la corda si allunga, il pendolo scende ed oscilla più rapidamente: il prigioniero comprende che si tratta di una falce che alla fine gli taglierà il cuore. La sua pena consiste quindi nell’attendere una morte inevitabile, roso dalla sete, acuita dal cibo piccante che gli è stato lasciato, e minacciato da topi famelici. Solo un braccio è libero: i carcerieri gli permettono così di mangiare e rinnovare la sete. Proprio grazie a questo, però, il prigioniero può cercare di salvarsi, in un ultimo impeto di razionalità: egli infatti cosparge col cibo la corda che lo lega spingendo così i topi a morderla fino a lacerarla. Così, un attimo prima di morire e già ferito dalla lama, egli può liberarsiesfuggire alla falce.

Ben presto tuttavia l’uomo si rende conto che i muri di ferro si stanno riscaldando e stringendo: presto non ci sarà più alcuno spazio sul pavimento. Sempre più schiacciato verso il centro, ustionato dal calore delle pareti, il prigioniero comprende che l’Inquisizione ha infine deciso di costringerlo a cadere nel pozzo al centro della cella. Esso rappresenta l’unico possibile sollievo dal calore, ma è anche luogo di orrori che - ormai in piena luce - il condannato riesce a vedere, in un parossismo di paura. Infine, terrorizzato e disperato, cade. Proprio in quel momento sente il risuonare di voci e trombe; una mano lo afferra: è il generale Lassalle. I francesi sono entrati a Toledo e l’Inquisizione non ha più il controllo della città.

1 Tra gli altri racconti del terrore di Poe, si possono citare Berenice, La maschera della morte rossa, La caduta della casa degli Usher, Il cuore rivelatore, La sepoltura prematura.