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Roosevelt e il New Deal: riassunto

Nel novembre del 1932 gli Stati Uniti eleggono il nuovo Presidente: dopo anni di dominio repubblicano, il fallimento nella gestione della crisi del 1929 e della Grande depressione spinge ad una netta vittoria del candidato democratico Franklin Delano Roosevelt. Governatore dello Stato di New York, durante la campagna elettorale Roosevelt non delinea un preciso percorso per uscire dalla depressione, ma colpisce per il suo atteggiamento fiducioso e la sua grinta, che si contrappongono nettamente alla figura del presidente uscente Herbert Hoover, che non era stato in grado, con l’operato del suo governo, di conservare la fiducia dei cittadini con le misure intraprese dopo il crollo della Borsa di Wall Street nell’ottobre del 1929.

Il 4 marzo 1933 Roosevelt pronuncia il suo discorso di insediamento alla presidenza, delineando i tratti fondamentali del suo operato. Il primo aspetto importante riguarda la necessità di uscire dalla spirale di sfiducia che ha colpito il paese; con una frase celebre, il neopresidente dichiara:

la sola cosa di cui dobbiamo aver paura è la paura stessa, l'irragionevole ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso.

La capacità di infondere fiducia nel popolo americano è proprio uno degli aspetti che favoriscono l’elezione di Roosevelt e che innescano i programmi di riforma in atto in molti campi, dall’industria, all’agricoltura, alla politica. In questo solco si pongono le sue famose “chiacchierate al caminetto”, ovvero dei discorsi settimanali alla radio in cui si rivolge alla popolazione in modo colloquiale e che aiutano a mantenere alta la fiducia nel suo operato anche in una fase di discusse e controverse riforme economiche e sociali. Il presidente lancia così un nuovo corso, detto New Deal, che segnerà la sua politica e sarà caratterizzato da un forte intervento dello Stato nell’economia del paese: il primo campo di applicazione delle riforme rooseveltiane è proprio il mercato del lavoro, poiché il presidente ritiene che il fenomeno della disoccupazione (devastante dopo la crisi di Wall Street e il crollo dell’industria) vada “risolto in parte col reclutamento diretto da parte del governo stesso”. Inoltre il New Deal prevede l’introduzione di correttivi al sistema finanziario attraverso “una rigorosa supervisione di tutte le operazioni bancarie, dei crediti e degli investimenti” e la fine della “speculazione fatta sul danaro degli altri” 1.

Nei primi “cento giorni” di governo il nuovo presidente riesce far approvare dal Congresso una serie di provvedimenti emergenziali volti a bloccare la crisi per pianificare il riscatto (o, appunto, il new deal). Tra gli atti governativi, si possono ricordare:

  • la ristrutturazione del sistema creditizio attraverso l’introduzione di nuove regole e di una misura che garantisca i depositi fino a 2500 dollari attraverso fondi statali;
  • l’abbandono della convertibilità in oro del dollaro, con la sua conseguente svalutazione per facilitare le esportazioni di merci statunitensi verso l’Europa;
  • la fine del Proibizionismo per favorire, grazie alla nuova produzione e vendita di alcolici, un aumento delle entrate fiscali per lo Stato e la creazione di posti di lavoro.

 

Alle misure di emergenza si affiancano però provvedimenti più strutturali. L’Agricultural Adjustment Act interviene in campo agricolo, dove la situazione è disperata a causa della perdita dei terreni da parte degli agricoltori, costretti a cederli alle banche o colpiti da una grave carestia nel 1933. L’idea alla base del provvedimento è quella di ridurre la produzione in modo da aumentare il prezzo dei prodotti alla vendita: si offrono quindi premi in denaro ai contadini disposti a distruggere il raccolto o a sacrificare parte del bestiame in eccesso. Il programma riesce a raggiungere l’obiettivo di arrestare la caduta dei prezzi, ma porta molti contadini ad abbandonare le campagne e a cercare una nuova vita altrove.
Per regolamentare il settore industriale viene varato il National Industrial Recovery Act che prevede l’istituzione di un tavolo di confronto tra governo, aziende e lavoratori per definire insieme codici di comportamento che, mediante la definizione di accordi sulla produzione e di prezzi fissi per i prodotti, portino a diminuire una concorrenza troppo accanita e a tutelare maggiormente i diritti dei lavoratori. Proprio in questi anni infatti vengono creati dei sistemi di garanzia per i lavoratori, prima inesistenti: attraverso il Social Security Act sono introdotte l’indennità di disoccupazione e di vecchiaia e iniziano ad essere predisposti degli aiuti per le famiglie con figli a carico. Questi provvedimenti sono varati unitamente ad una riforma fiscale e ad una nuova disciplina dei rapporti di lavoro che favorisce la crescita delle attività sindacali.
Particolare importanza nel nuovo corso rooseveltiano ha il Tennessee Valley Authority, che, grazie ai suoi effetti chiaramente positivi, rappresenta per il presidente un grande successo sia economico sia propagandistico. Tale progetto, che interessa tutta la valle del fiume Tennessee, una vasta regione economicamente depressa che attraversa vari stati, nasce dalla volontà di sfruttare le risorse idroelettriche del bacino del fiume per produrre energia elettrica che viene poi rivenduta a prezzi concorrenziali. Tale progetto favorisce lo sviluppo industriale di tutta l’area grazie alla creazione di imponenti infrastrutture quali dighe, ponti, strade e canali di irrigazione, la cui costruzione assicura il lavoro a migliaia di persone e costituisce un intervento diretto dello Stato di proporzioni mai viste in precedenza. Il flusso di spesa pubblica negli USA viene ampliato ulteriormente negli anni successivi e destinato in particolar modo a programmi di lavori che possano offrire nuovi posti di lavoro e creare sbocchi per gli investimenti industriali.

Per fare un bilancio delle riforme del New Deal bisogna dire che, anche se molte ebbero un grande successo, non tutte diedero i risultati sperati: in alcuni casi gli effetti si dimostrarono lenti o contraddittori. Nel 1937 2, cioè nell’anno economicamente migliore del decennio, il numero dei disoccupati negli Stati Uniti si aggirava ancora intorno agli otto-nove milioni e fu solo con il riarmo in vista della Seconda guerra mondiale che si ebbe una vera e propria ripresa. Le resistenze ai programmi del New Deal non mancarono, in particolare da parte delle grandi corporations, e una battuta d’arresto arrivò anche a causa della dichiarazione di incostituzionalità di alcuni provvedimenti da parte della Corte Suprema. Roosevelt, anche se non riuscì completamente a conseguire l’obiettivo di ridare slancio all’iniziativa economica dei privati, ebbe il merito di capire che era necessario trovare il modo di regolare il mercato, ponendovi dei correttivi che impedissero il ripetersi dei fenomeni speculativi che avevano scatenato la crisi e la Grande depressione. Dal punto di vista delle teorie economiche, Roosevelt è un sostenitore dell’idea per cui lo Stato deve sostenere l’economia di una nazione, ma in modo diverso a seconda della congiuntura. Nei momenti di crescita lo Stato ha il compito di controllare la crescita economica alzando i tassi di interesse e riducendo i margini di intervento statale per far scendere il debito pubblico; durante i periodi di depressione lo Stato deve abbassare i tassi e stampare moneta a debito per finanziare gli interventi statali, dare lavoro a più persone possibili e sostenere la domanda interna.

Nel 1936 queste idee vennero ordinate organicamente dall’economista John Maynard Keynes nel suo volume Occupazione, interesse, moneta. Teoria generale, dove si ribadiva le fondamenta del nuovo corso rooseveltiano: al contrario di quanto si era creduto fino a quel momento, il mercato non era in grado di autoregolarsi, e lo Stato aveva il compito di accrescere la domanda interna aumentando la spesa pubblica, da finanziare anche ricorrendo al deficit di bilancio e all’aumento di moneta in circolazione.

1 Tutte le citazioni sono tratte dal discorso inaugurale di F. D. Roosevelt del 4 marzo 1933.

2 Roosevelt infatti rimase Presidente per ben quattro mandati fino alla sua morte, avvenuta nel 1945.