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Brizzi, “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”: riassunto e commento

Jack Frusciante è uscito dal gruppo è il romanzo d’esordio di Enrico Brizzi (Bologna 1974), che lo pubblica, appena ventenne, nel 1994 per Transeuropa. Dall’anno successivo, complice la partecipazione al Premio Campiello, Brizzi firma con Baldini & Castoldi, che a tutt’oggi continua a detenere i diritti del romanzo, e Jack Frusciante è uscito dal gruppo diventa un vero e proprio caso editoriale tradotto in ventiquattro lingue.
La giovane età dell’autore e il carattere marcatamente adolescenziale della trama di Jack Frusciante è uscito dal gruppo, già introdotto dal sottotitolo Una maestosa storia d’amore e di rock parrocchiale, ne fa uno dei primi romanzi premiati dalla critica che consapevolmente affrontano la vita intima, le paure e le speranze di una generazione che, sull’onda del boom degli anni ‘80, presenta caratteri profondamente diversi rispetto alla precedente.
Infatti la storia, che segue la vita quotidiana di un protagonista comparabile a Brizzi stesso, non si discosta dalla quotidianità fatta di compiti scolastici, cotte liceali e prove con la band di amici che tanti adolescenti italiani hanno vissuto negli ultimi trent’anni. Una realtà profondamente diversa da quella delle contestazioni degli anni ‘70, più infantile e più libera, che con l’esordio di Brizzi comincia a godere di un’inedita dignità letteraria.

 

Riassunto

Siamo nel 1992 e il “vecchio” Alex è un diciassettenne bolognese arrabbiato con il mondo: la sua vita, uguale a quella di qualsiasi altro adolescente appartenente - per sua stessa ammissione - alla medio-borghesia, si svolge tra gli amici, le lezioni al liceo classico Caimani (con l’invitabile divisa dello studente di sinistra: zaino Invicta e parka), la musica punk e le discussioni con dei genitori che cercano invano di dargli delle regole da seguire (che, almeno, torni a casa per cena).
Un giorno Alex riceve una telefonata da un’amica di una compagna di classe, Adelaide detta Aidi, che vuole prestargli una raccolta di poesie di cui gli aveva parlato tempo prima, quella di Edward E. Cummings, anzi, il Fenomenale Cummings, come viene chiamato da Alex.
I due si danno appuntamento sotto le celebri due torri di Bologna e, dopo un pomeriggio trascorso a passeggiare e chiacchierare, Alex capisce di essere, per la prima volta nella sua vita, innamorato.Tuttavia Adelaide, pur essendo stata lei a cercare la presenza di Alex con la scusa del libro di Cummings, non è disposta a lasciarsi andare con eguale trasporto. Infatti, quando Alex si dichiara, Adelaide finisce per tirarsi indietro. Alex resta così, dopo una serie di giornate passate con la ragazza, improvvisamente solo, a cercare di sopperire alla solitudine leggendo un libro che lei stessa gli ha prestato: Il gabbiano Jonathan Livingston. La ragione del rifiuto di Aidi è una sola: ha aderito a un programma di scambio culturale con la Pennsylvania, dove andrà a studiare per un intero anno scolastico ospite di una famiglia del luogo. E un anno, per due liceali, sembra lungo come un secolo e implica necessariamente la dolorosa fine dell’amore.
Alex, dunque, continua la sua vita e frequenta gli amici di sempre, tra cui spicca Martino, un ragazzo più grande di un paio d’anni, appassionato di cinema, molto ricco e con un passato familiare e scolastico abbastanza problematico.
Nonostante tutto, Aidi chiede perdono ad Alex e i due riprendono a frequentarsi, con la volontà di restare amici ma i turbamenti di due adolescenti che, in realtà, provano un sentimento amoroso. Nei loro lunghi discorsi Alex e Aidi parlano di letteratura, di Baudelaire e del Piccolo Principe, e di come liberarsi da quei condizionamenti sociali che, si rendono conto, imprigionano gli adulti in una gabbia ideale.
Alex, fino a quel momento chiuso nel proprio mondo e nell’amore per Aidi, subisce una violenta scossa psicologica quando Martino, arrestato fuori dalla discoteca per possesso di cannabis, si suicida poiché non riesce a far fronte alla vergogna di dover sostenere un processo.
Alex apre dunque davvero per la prima volta gli occhi su quella pressione sociale su cui tanto ha riflettuto e a cui, inconsapevolmente, lui stesso contribuisce con i suoi comportamenti e le sue relazioni col mondo esterno. Alex si rende conto della necessità di percorrere un percorso individuale ed anticonformista, che si svolga in direzione di una ricerca di felicità personale, a prescindere dall’immediata realizzazione di quegli scopi per cui la famiglia o la società lo vorrebbero pronto.
Alex, con l’esperienza dell’amore e della morte, è dunque diventato adulto e alla partenza di Aidi è pronto ad affrontare l’anno di solitudine che incombe con una nuova consapevolezza individuale.

 

Commento

Jack Frusciante è uscito dal gruppo è un romanzo di formazione dalla trama realistica ambientato interamente a Bologna che, nonostante la giovane età dell’autore al momento della sua produzione, si rivela come un testo maturo frutto di una ricerca stilistica e tematica che affonda le proprie radici nella cultura popolare italiana del decennio precedente (la dedica allo scrittore Pier Vittorio Tondelli e al fumettista Andrea Pazienza, dunque, non è casuale). 
La storia, che inizia in medias res in un capitolo introduttivo per poi riprendere la vicenda dal principio, viene raccontata da un narratore esterno e onnisciente che si definisce un conoscente informato dei fatti, ma in realtà è puntellata dalle riflessioni individuali di Alex, introdotte al lettore dalla dicitura: Dall’archivio magnetico del signor Alex D. I pensieri di Alex vengono dunque incisi dal protagonista su delle musicassette, a beneficio dei posteri e del lettore.
Con una scrittura a tratti espressionista, costellata di termini gergali, abbreviazioni e moderni patronimici, Enrico Brizzi delinea nitidamente la furia e il dolore che accompagnano il percorso di crescita degli adolescenti di fine millennio, un’adolescenza lontana anni luce da quella politicamente impegnata dei loro coetanei degli anni ‘70 (a cui tuttavia fanno riferimento per quanto riguarda l’immaginario culturale e musicale), un’adolescenza che non è fatta di emozioni appena accennate e pensieri gentili ma di scontri emotivi violenti ed esperienze che si muovono in un territorio di confine tra la sfida innocente e l’incoscienza imprudente.
Brizzi racconta dunque la storia di un ragazzo borghese, che studia al liceo classico e ha un bagaglio culturale che lo porta ad una visione delle cose necessariamente filtrata da una prospettiva umanista. Abbondano dunque i riferimenti culturali: Leopardi, i fratelli Karamazov, Emingway, Bembo, Castiglione e, ovviamente il giovane Holden popolano l’immaginario espressivo e quotidiano di Alex, ma probabilmente anche di Brizzi stesso. Proprio al “giovane Holden” si oppone il “vecchio Alex”, che pur seguendo una similare parabola dalla lievità infantile alla conquista della maturità, si muove in un contesto completamente diverso, frastornante e consapevole, che lo fa sentire, a ragione o a torto, già consumato dalla realtà esterna.
Ad Alex si contrappone la figura di Aidi, un’adolescente già adulta, più matura di Alex e più serena di fronte alle mareggiate della vita, Aidi accetta quello che incontra ma mantenendosi sempre focalizzata sui propri obiettivi. È dunque grazie a questo amore che Alex si avvicina a una più solida consapevolezza delle cose, esce dal gruppo, come dice il titolo del romanzo (riferendosi implicitamente all’abbandono dei Red Hot Chili Peppers da parte del chitarrista John Frusciante nel momento di maggior successo del gruppo), nel più ampio senso di “gruppo sociale”, di “routine quotidiana”, alla ricerca di una propria individualità definita.
Alex si trova dunque, ancora come Holden Caulfield, in un’età di mezzo, in cui niente è definito e in cui l’individuo è permeabile a stimoli provenienti sia dal suo passato infantile che dal futuro adulto che lo attende. Quello che Alex si appresterà a fare, dunque, è tratteggiare il proprio personale percorso di maturazione, anche a fronte di eventi traumatici su cui non può intervenire, come la morte dell’amico Martino.
Non scevro di ironia, Jack Frusciante è uscito dal gruppo, delinea con sarcasmo un’esilarante galleria di idiosincrasie adolescenziali: dal rapporto con i professori, dipinti quasi sempre con tonalità macchiettistiche, a quello con i genitori, chiamati “mutter” la madre e “Il cancelliere” il padre, a sottolinearne un’ipotetica intransigenza che, in realtà, si manifesta solo nel tentativo di dare al figlio degli orari che verranno sistematicamente trasgrediti.