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Jacopo da Lentini, "Meravigliosamente": analisi

Canzonetta di sette stanze (in occitanico coblas), ognuna composta da nove versi settenari, Meravigliosamente presenta un tema tipico della poesia provenzale, e cioè l'amore non esternato.

 

Il poeta alterna sentimenti di amore e di vergogna davanti alla donna amata e questa gli si dipinge nel cuore, tanto è il desiderio che nutre per lei, assieme alla vergogna di manifestare il proprio sentimento: “in un modo così stupefacente che mi meraviglia, un amore mi lega e non mi abbandona mai. Come un uomo che pensa ad una immagine e su un altro modello la dipinge simile, così faccio io, o bella, che nel mio cuore reco (dipinta) la tua figura” (vv. 1-9). La seconda stanza comincia poi con una capfinidas, e cioè la ripresa nel primo verso del concetto (ma può anche essere una parola), dei versi precedenti: “Segretamente sembra che io ti porti nel cuore, raffigurata così come sei. Oddio, com'è crudele! E non so se sai quanto io t'ami in modo onesto: mi vergogno così tanto che ti ammiro di nascosto e non ti mostro il mio amore” (vv. 10-18).

La vergogna sfocia poi in un contenimento ordinato dell'amore e del desiderio: “poiché desideravo vederti, dipinsi in un quadro una figura, o mia bella, che somiglia tanto a te, e quando non ti vedo, guardo in quella e mi viene la sensazione di averti davanti: come colui che pensa di salvarsi per la virtù della fede, anche se non vede ciò in cui crede” (vv. 19-27).

 

Comincia da qui una elencazione delle sofferenze interiori dell'amante: “ho nel cuore un dolore ardente, come quello di chi porta un fuoco nascosto, che quanto più lo nasconde, tanto più diventa intenso e non può star chiuso: così io ardo d'amore quando ti passo accanto e non ammiro il tuo amorevole viso” (vv. 28-36). “Se quando passo ti guardo, allora non mi volto a guardarti ancora. Ad ogni passo ho un sospiro che mi fa singhiozzare, e soffro così tanto che perdo coscienza di me [un'immagine che tornerà anche in Voi che per li occhi mi passaste 'l core di Guido Cavalcanti], tanto bella tu mi appari” (vv. 37- 45). “ Madonna, ho tanto lodato le tue bellezze e non so se ti hanno detto (erroneamente) che lo faccio per finta, e per questo anche tu ti nascondi. Ma vedi dai segni ciò che non dirò a parole quando mi incontrerai” (vv. 38- 54).

 

L'ultima stanza è poi riservata al congedo, un elemento tipico della canzone provenzale: “canzone, tu che sei nuova, va a cantare una nuova cosa, sollevati presto dinanzi alla più bella, la migliore di tutte le donne amabili, quella più bionda dell'oro: dille di donare il suo caro amore al notaio che è nato a Lentini” (vv. 55- 63).