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"Lettere luterane" di Pasolini: "I giovani infelici" e "Gennariello"

Lettere Luterane si presenta come una raccolta estremamente variegata: contiene infatti gli articoli di Pier Paolo Pasolini pubblicati sul Corriere della Sera a partire dal luglio 1975 fino ad ottobre dello stesso anno; quelli del settimanale "Il Mondo", nella rubrica “La pedagogia”; la relazione al congresso del Partito Radicale, letta due giorni dopo la morte dello scrittore; I giovani infelici testo scritto agli inizi del ‘75; e infine tre testi poetici, collocati in appendice, legati al tema pedagogico . L’opera è stata pubblicata postuma nel 1976, a pochi mesi dalla morte di Pasolini.
Il primo testo è I giovani infelici, Pasolini, partendo da una riflessione sul concetto di colpa dei padri che ricade sui figli, analizza la “mutazione antropologica” dei giovani a lui contemporanei, che condanna pesantemente. La colpa di questo è da ricondurre, come scrive nelle prime righe, ai padri, cioè alla generazione precedente, responsabili non solo di aver accettato il fascismo nelle sue due forme - fascismo e clerico-fascismo -, ma di aver accolto il nuovo potere dei consumi. L’errore dei padri è inoltre quello di aver creduto che “la storia non sia e non possa essere che la storia borghese”, perché in passato la storia del popolo era considerata a parte, ma queste due storie ora si sono unite, perché i figli borghesi e proletari ormai hanno assunto le medesime caratteristiche, omologati dalla nuova società, apparentemente più libera e tollerante. I giovani di oggi sono infelici, perché come scrive Pasolini, “i figli che non si liberano dalle colpe dei padri sono infelici: e non c’è segno più decisivo e imperdonabile di colpevolezza che l’infelicità”.
La seconda parte della raccolta è dedicata a Gennariello, figura creata nella rubrica di Pasolini “La pedagogia” sul settimanale Il Mondo. In questi articoli Pasolini analizza i metodi di educazione del ragazzo: i compagni, i genitori, la scuola e la televisione. Lo scrittore riflette con orrore sul ruolo ormai decisivo della televisione, e la perdita di autorità della scuola, definita “insieme organizzativo e culturale di diseducazione”. La televisione incarna la nuova società dei consumi, che sta portando al conformismo i giovani.
Il “trattatello” pedagogico è incompiuto, ma nelle intenzioni di Pasolini si sarebbe dovuto trattare anche di sesso e religione.
I tre componimenti finali riprendono gli argomenti de I giovani infelici e di Gennariello, trattandandoli in maniera scherzosa, come si evince dagli ultimi versi dell’ultima poesia: “Vogliamo sorridere come i ragazzini | di Balsorano... Voi pensate ai nostri doveri | ché ai nostri diritti, se vorremo, ci penseremo noi...”.