"Mastro Don Gesualdo" e il verismo di Verga

Pubblicato prima in rivista (1888) e poi in volume nel 1889, il Mastro Don Gesualdo è una tappa sostanziale della poetica verista verghiana: la vicenda di Gesualdo, un ex-muratore arricchitosi che punta ad entrare nei ranghi dell'aristocrazia di Vizzini e gravato dalla stessa malattia per la "roba" che già affliggeva Mazzarò ne La roba, è la seconda ed emblematica tappa del Ciclo dei vinti, che applica alla borghesia imprenditoriale quel procedimento letterario di analisi ed interpretazione della realtà già visto ne I Malavoglia. Il romanzo è strutturato in quattro parti: la prima si apre in medias res con un incendio che devasta la casa di una famiglia nobile decaduta; tra i vari personaggi che giungono in soccorso viene presentato il protagonista Gesualdo, un ex muratore arricchito; nella seconda parte attraverso la descrizione di una giornata tipo di Gesualdo viene presentato il carattere e la vita dell’uomo, il quale segue una logica utilitaristica, dalla cura dei propri affari ai rapporti umani; nella terza parte la figlia di Gesualdo Isabella entra in collegio e le viene imposto un matrimonio con il duca di Leyra, attraverso cui il protagonista vuole continuare la sua scalata sociale; la quarta parte presenta il declino di Gesualdo, a cui muore la moglie e i cui magazzini vengono devastati duranti i moti rivoluzionari dal 1848; l’uomo, ormai malato di un cancro incurabile, è costretto ad accettare l’ospitalità del duca di Leyra, dove muore solo, senza poter riconciliarsi con la figlia.

Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.