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La seconda prova della Maturità: la versione di latino

La seconda prova dell’esame di maturità consiste spesso, nei licei classici, nella traduzione di una versione dal latino; come fare? quali sono tecniche migliori per rendere in maniera efficace in italiano ciò che ci viene proposto? quali gli errori da non commettere?
 
Innanzitutto, occorre leggere una volta per intero il brano in latino, per capire - almeno a grandi linee - il contesto in cui ci troviamo, e quindi il lessico e lo stile che ci converrà utilizzare; a questo proposito, facciamoci pure aiutare dal titolo della versione, o dalla conoscenza del suo autore e delle sue risorse stilistiche (che sia Cesare o Cicerone, Sallustio o Tacito). In secondo luogo, individuiamo verbi di modo finito ed indefinito, che costituiranno l’ossatura logica e sintattica del nostro testo, e le congiunzioni che indicano i rapporti di coordinazione o di subordinazione dei diversi periodi. È qui necessaria una buona dimestichezza con la grammatica latina (dalle declinazioni alla sintassi dei casi): una suddivisione precisa ed ordinata dei periodi in latino faciliterà di molto il nostro lavoro di traduzione. A questo punto, volgere il testo nella nostra lingua sarà più semplice: partendo dal verbo, identifichiamo il soggetto (esplicito o sottointeso), gli eventuali complementi diretti del predicato e poi i complementi indiretti, ciascuno nel suo caso specifico e con gli eventuali aggettivi concordati. Il dizionario può servire per trovare il significato di termini sconosciuti, o per dare la sfumatura migliore per la “bella copia”, che dovrà essere un testo il più possibile comprensibile e chiaro.