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"Le occasioni" di Montale: commento alla raccolta

Le occasioni è il titolo della seconda raccolta poetica di Montale, pubblicata da Einaudi nel 1939. Essa annovera al suo interno la produzione poetica dell’autore tra il 1928 e il 1939, e la raccolta conoscerà anche, nelle edizioni successive, modifiche ed aggiunte.

Rispetto ad Ossi di seppia, sono evidenti da subito alcuni cambiamenti nella poetica montaliana: dalla poesia del paesaggio ligure di Ossi di seppia passiamo (complice anche il trasferimento del poeta a Firenze nel 1927) a testi che si concentrano maggiormente su una figura femminile, di nome Clizia, che, amata e mancante, diventa una figura emblematica della poesia di Montale. Clizia - al secolo, Irma Brandeis - assume contemporaneamente i tratti di una donna reale e quelli della donna salvatrice e angelicata, che, richiamando alla memoria la tradizione stilnovista, diventa per il poeta l'ultima àncora di salvezza dal disastro storico e personale cui egli assiste. Questo miraggio di salvezza che Montale intravede (e che lo distoglie, almeno in parte, da una condizione di solitudine), verrà ulteriormente sviluppato nella raccolta successiva, La bufera. Tuttavia, ne Le occasioni, anche la realtà esterna e contingente riveste un compito importante: il pessimismo montaliano (che assume quasi i tratti di un filosofia esistenzialista), si sviluppa ulteriormente, accettando come un dato di fatto la disarmonia del mondo e della vita già intuita nella raccolta precedente.


Questo moto introspettivo si traduce in una poesia più complessa e 'difficile' rispetto a quella della raccolta precedente: spesso gli oggetti reali che il poeta evoca (recuperando la lezione del "correlativo oggettivo" del poeta inglese T. S. Eliot, per cui alcuni oggetti diventano il corrispettivo concreto di una specifica emozione) sono simboli o sfumate allusioni per dare forma ai propri stati interiori. Sul piano stilistico, colpiscono le scelte letterariamente più elaborate da parte di Montale, l'uso di termini non comuni e rari, una sintassi più complessa e frequentemente "spezzata" dal ricorso all'enjambement o dall'uso di figure retoriche e metafore (in particolar modo, per la figura femminile).