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Ariosto, "Orlando furioso": riassunto e analisi

Riassunto e commento Sintesi dettagliata

Introduzione

 

L’Orlando furioso è un poema cavalleresco in ottave di Ludovico Ariosto, iniziato nel 1503-1504 e pubblicato per la prima volta a Ferrara nel 1516 in quaranta canti. Il poema viene poi pubblicato in altre due edizioni (1521 e 1532), con modifiche linguistiche e poi con l’aggiunta di altri canti, che portano il totale a quarantasei canti. L’Orlando furioso si presenta come la prosecuzione delle vicende dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo e, più in generale, del ciclo bretone e del ciclo carolingio. La trama, molto articolata e stratificata, ruota attorno a tre filoni principali: gli amori di Orlando, Angelica e Rinaldo (e, di conseguenza, di tutti gli altri personaggi del poema cui alludono le “donne” e “gli amori” del primo verso del poema), la guerra tra l’esercito cristiano di Carlo Magno e i Mori (“i cavallier” e “le arme” sempre citati nel primo verso), il motivo encomiastico per la casata ferrarese degli Estensi, sviluppato attraverso le figure di Bradamante e di Ruggiero.

 

Riassunto breve

 

La trama del Furioso si presenta come un organismo assai complesso ed articolato, per voluta scelta dell’autore; sulla vicenda principale della guerra tra Franchi e Mori e della follia di Orlando si innestano infatti una molteplicità di vicende secondarie, che sviano, dilatano e ritardano il corso naturale degli eventi. Il tutto è però sempre controllato con abilità dal narratore, che incastra una storia nell’altra in un “gioco” tanto sfaccettato quanto affascinante.

L’argomento bellico, tipico della tradizione del poema epico e cavalleresco, incomincia con l’invasione della Francia e l’assedio di Parigi da parte del re saraceno Agramante, che inizialmente sembra aver la meglio sull’esercito cristiano di Carlo Magno, anche grazie all’aiuto del grande guerriero Rodomonte, e di Marsilio, re di Spagna, e Manfricardo, re tartaro, suoi alleati. I due paladini più importanti dello schieramento cristiano, Orlando e Rinaldo, si perdono infatti dietro alla bellissima Angelica, e gli infedeli possono così penetrare a Parigi. Il ritorno in campo di Rinaldo costringe però i saraceni alla ritirata ad Arles e poi alla sconfitta in una battaglia navale. Caduta anche Biserta, capitale del regno d’Africa, le sorti della guerra sono affidate ad una sfida tra i tre migliori guerrieri mori (Agramante, Gradasso e Sobrino) e i tre campioni cristiani (Orlando, Brandimarte e Oliviero) sull’isola di Lampedusa. Orlando sbaraglia i nemici e assicura la vittoria a re Carlo Magno.

La tematica sentimentale è spesso intrecciata con quella militare, tanto da condizionare in più occasioni lo sviluppo delle battaglie e i duelli tra i singoli cavalieri. Tutto ha inizio durante l’assedio di Parigi; Angelica, ambita sia da Orlando che da Rinaldo, è affidata da re Carlo a Namo di Baviera, con la promessa di darla in sposa a chi si dimostrerà più valoroso nello sconfiggere i mori. La fanciulla riesce però a fuggire, inseguita da molti guerrieri di entrambi gli schieramenti. La ragazza, dopo alcune traversie, incontra un giovane fante saraceno ferito, il bellissimo Medoro, di cui si innamora e con il quale fugge in Catai. Orlando, giungendo in seguito nel bosco sui cui alberi la coppia aveva inciso scritte che celebravano il loro amore, impazzisce e si dà alla devastazione di tutto ciò che incontra. Il paladino, con la mente offuscata dalla gelosia, si aggira per la Francia e la Spagna, fino ad attraversare lo stretto di Gibilterra a nuoto. Nel frattempo il guerriero Astolfo, dopo aver domato un ippogrifo, vola sulla Luna, dove ritrova in un’ampolla il senno perduto di Orlando. Dopo aver attraversato l’Africa e aver compiuto mirabili imprese, Astolfo fa odorare l’ampolla a Orlando, che torna in sé e rientra in combattimento. Altri amori “secondari” sono quelli tra Zerbino e Isabella e tra Brandimarte e Fiordiligi.

La terza linea narrativa, quella encomiastica, riguarda Ruggiero, guerriero saraceno, e Bradamante, sorella di Rinaldo. I due, che si amano ma che sono continuamente divisi dal susseguirsi degli eventi e delle battaglie, sono presentati come i capostipiti della famiglia d’Este, che, per via di Ruggiero, discenderebbe così addirittura dalla stirpe troiana di Ettore. L’amore tra i due è innanzitutto ostacolato dal mago Atlante, che vuole evitare le nozze tra i due perché sa, in seguito ad una profezia, che Ruggiero è destinato a morire se si convertirà alla fede cristiana e sposerà Bradamante. Il guerriero viene quindi imprigionato in un castello incantato creato appositamente dal mago. Ruggiero è poi trattenuto sull’isola della maga Alcina, che lo seduce con le sue arti di strega. Liberato da Astolfo da un secondo castello magico, Ruggiero può recarsi con Bradamante in Vallombrosa per convertirsi e sposare l’amata, ma il tutto è ulteriormente rimandato dalla guerra con i saraceni. Concluse le ostilità, si scopre che Bradamante è stata promessa a Leone, figlio di Costantino ed erede dell’Impero romano d’Oriente. Dopo un duello tra Bradamante e Ruggiero (che combatte sotto mentite spoglie per non farsi riconoscere), Leone rinuncia a lei, così che si possa finalmente celebrare il matrimonio. Rodomonte irrompe però al banchetto nuziale, accusando Ruggiero d’aver rinnegato la sua fede; il capostipite della dinastia degli Estensi, dopo un acceso duello, lo uccide.

 

Lo stile dell’Orlando Furioso e le tre edizioni del poema

 

Intorno a questi tre nuclei narrativi, ruotano vicende e personaggi minori e digressioni, abilmente intrecciati tra loro e con le storie principali secondo la tecnica dell’entrelacement, che serve appunto ad “intrecciare” vicende, tempi, spazi e personaggi del poema, stuzzicando l’attenzione del lettore (o dell’ascoltatore) del poema e favorendo il progredire delle vicende. A condire il tutto c’è poi l’ironia ariostesca, che, secondo un atteggiamento già visto nelle Satire, riporta ad un senso di misura le passioni e gli eventi umani, su cui spesso cala un divertito giudizio d’autore. Costante è la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia, valori tipicamente rinascimentali da cui traspare pure la visione del mondo di Ariosto e la sua ricerca, evidente anche nelle vicende autobiografiche, di un’esistenza tranquilla da dedicare agli affetti famigliari e alla letteratura. La ricchezza delle fonti ariostesche (dalla tradizione dei poemi cavallereschi e dei cantari medievali sino ai modelli classici di Omero, dell’Eneide di Virgilio o della Tebaide di Stazio, senza dimenticare le Metamorfosi ovidiane) si riflette in uno stile limpido ed elegante, che porta l’ottava narrativa al massimo delle sue possibilità espressive 1.

Fondamentale, dal punto di vista stilistico, è anche il processo di revisione del poema che impegna Ariosto per tutta la vita. Da un lato (tra 1518-1519 o tra 1521-1528, secondo la critica) Ariosto lavora ai famosi Cinque canti che sviluppano la storia del noto traditore Gano di Maganza e di alcune imprese secondarie di Ruggiero, e che poi non saranno inseriti nel poema definitivo. Dall’altro, le modifiche sostanziali sono quelle tra le tre edizioni del 1516, 1521 e 1532. Dal punto di vista contenutistico, la rielaborazione più significativa è quella tra seconda e terza versione del poema, in cui il numero complessivo dei canti passa da quaranta a quarantasei, con l’aggiunta di una serie di episodi 2 che hanno come effetto principale quello di collocare l’impazzimento di Orlando al centro del poema e di sviluppare meglio il tema encomiastico. Dal punto di vista linguistico, centrale nelle tre revisioni è evidente la regolarizzazione verso il toscano letterario, sull’esempio delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo, per eliminare soprattutto le forme e le espressioni più “basse” e popolareggianti e per dare maggior omogeneità stilistica possibile al Furioso.

1 Significativo che Ariosto rimanga un punto di confronto e di riferimento cui nessuno scrittore successivo potrà sottrarsi, come ben testimonia la vicenda del dibattito sulla superiorità dell’Orlando furioso o della Gerusalemme liberata.

2 Abbiamo nell’ordine: la vicenda di Olimpia e Bireno (canti 9-10), la vicenda di Tristano e della gelosia di Bradamante (canti 31-32), la storia del tiranno Manganorre (canto 36-37), la vicenda conclusiva di Leone e Bradamante (canti 44-46).