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"Forse un mattino andando in un'aria di vetro": testo e parafrasi

Parafrasi Analisi

Testo inserito nella sezione omonima di Ossi di seppia, Forse un mattino è composto di due quartine di versi liberi (a schema rimico ABAB CDCD) di endecasillabi (v. 3, 4), alessandrini (o doppi settenari, v. 1, 6 e 7), e versi doppi composti di un settenario e di un ottonario (sdruccioli al v. 2, piani al v. 5).

  1. Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
  2. arida 1rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo 2:
  3. il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
  4. di me 3, con un terrore di ubriaco 4.
  5. Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
  6. alberi case colli 5 per l'inganno consueto.
  7. Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
  8. tra gli uomini che non si voltano 6, col mio segreto.
  1. Un mattino, camminando forse in un’aria rarefatta
  2. e aridagirandomi indietro, vedrò realizzarsi
  3. il miracolo: il nulla dietro di me, il vuoto alle mie
  4. spalle, con la paura che dà l’ubriacatura.
  5. Dopo, come su uno schermo, improvvisamente
  6. si sommeranno alberi case e colli per la solita
  7. illusione. Ma sarà tardi, ormai; ed io, col mio segreto,
  8. me ne andrò in silenzio tra gli uomini che mi ignorano.

1 un’aria di vetro, arida: il contesto “negativo” e pessimistico - tipico soprattutto della poetica montaliana della prima fase - è già esplicitato dalla scelta dell’aggettivazione: è una mattina dal cielo terso, ma in cui subito si percepisce il “male di vivere” cui pare condannato l’uomo. L’aria “di vetro” allude poi a quanto è sottile (ma apparentemente impenetrabile) il confine tra noi e il “vuoto” nascosto dietro le cose.

2 il miracolo: si noti qui la scelta di un termine di natura quasi ossimorica, in quanto il “miracolo” non è il dischiudimento di una verità (pur provvisorio, come ne I limoni) ma la percezione del “nulla” (v. 3) su cui si regge tutta la nostra esistenza.

3 il vuoto dietro di me: il centro concettuale di Forse un mattino è ulteriormente sottolineato dal netto enjambement tra i vv. 3-4.

4 con un terrore di ubriaco: il termine “ubriaco” (in rima interna e ipermetra con “miracolo” al v. 2) spiega la reazione del poeta alla sua improvvisa scoperta; una paura improvvisa e stupefatta, come chi capisce di aver perduto il senso d’orientamento per aver ecceduto con gli alcolici.

5 alberi case colli: si noti l’assenza di punteggiatura nel breve elenco degli elementi che “di gitto” (rapidamente e a mo’ di schizzi impressionistici) tornano a coprire il vuoto intravisto alle proprie spalle. La coordinazione per asindeto restituisce sulla pagina l’impressione di una superficie piatta, come quella di uno “schermo”, che si frapponga tra noi e la verità rivelatasi per un istante.

6 che non si voltano: anche la chiusura è pessimistica: benché abbia intraveduto la realtà delle cose (è “troppo tardi” per non accorgersi del “vuoto” dietro lo schermo), il poeta - che evidentemente ha del tutto perso l’aureola e la funzione di “vate” - non può comunicarlo a nessuno, in quanto è pressoché ignorato da coloro che “non si voltano”.