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Primo Levi, "Il sistema periodico": analisi e commento

Introduzione

 

Il sistema periodico è una raccolta di ventuno racconti di Primo Levi pubblicata nel 1975. L’argomento principale non è più solo quello della tragica reclusione ad Auschwitz e dell’esperienza della guerra - come in Se questo è un uomo e ne La tregua - ma comprende anche pagine autobiografiche sulla vita di Levi e sulla sua professione di chimico. Il titolo di ogni racconto è quello di un elemento della tavola periodica di Mendeleev, che serve da chiave di lettura per gli eventi narrati.

 

I racconti e le tematiche de Il sistema periodico

 

I filoni narrativi che confluiscono nei racconti de Il sistema periodico possono essere raggruppati come segue:

  • I ricordi e le esperienze autobiografiche; ad esempio, in Argon si descrive, attraverso la metafora del “gas nobile” ma inerte, la storia della famiglia Levi. In Ferro si rievoca invece la forte amicizia di Primo Levi con Sandro Delmastro, che gli fa conoscere la bellezza della montagna. Con Sandro, morto nel 1944 per mano dei fascisti, Levi condividerà la breve esperienza tra i partigiani. L’argomento partigiano torna anche in Oro, che descrive in particolare il momento della cattura del protagonista, che sarà l’antefatto della sua deportazione in Germania.
  • L’invenzione letteraria, spesso venata di una componente fantastica, quasi assimilabile alla vena fantascientifica delle Storie naturali, un’altra raccolta di racconti di Levi pubblicata nel 1966. È il caso ad esempio di Piombo e Mercurio, due racconti dei primi anni Quaranta (che rappresentano anche le prime prove letterarie dell’autore) incentrati rispettivamente sulla vita del cavatore di piombo Rodmund e su quella del caporale Daniel Abrahams, che vive con la moglie Maggie su un’isola d’invenzione presso Sant’Elena, di nome “Desolazione”.
  • Il ricordo drammatico del Lager; sono in particolare due i racconti in cui riemerge l’argomento della deportazione ad Auschwitz. In Cerio, Levi ricorda il commercio di accendini che egli ha avviato nel campo di concentramento con l’amico Alberto e costruiti grazie a dei cilindretti di cerio rubati in fabbrica. L’attività permette ai due uomini di comprarsi del pane e di sopravvivere. In Vanadio, Levi entra in contatto per motivi lavorativi con Lothar Müller, che era a capo del laboratorio chimico della ditta Buna, dove lo scrittore lavorava durante l’internamento ad Auschwitz. I due uomini iniziano uno scambio epistolare, che fa riemergere in Levi tutti gli interrogativi sul senso della sua esperienza nel Lager e sul fatto di essere uno dei “salvati” (si tratta di un tema che costituirà poi l’ossatura de I sommersi e i salvati).
  • I racconti ambientati nel mondo della chimica che costituisce al tempo stesso la professione e la passione di Levi, nonché uno strumento “razionale” per provare a leggere un mondo che, il più delle volte, appare, insensato e capovolto. Qui i racconti spesso si intersecano con la vita e la biografia di Levi, come avviene, ad esempio, in Idrogeno (un racconto sulla sperimentazione dell’idrolisi) oppure in Zinco, Potassio, Nichel e Fosforo, incentrati sulle prime esperienze in laboratorio dello scrittore, tra banchi di università ed impieghi di lavoro. Il tema del lavoro torna anche in altri testi (Cromo, Zolfo, Titanio, Arsenio, Azoto, Stagno, Uranio, Argento), fino a quello conclusivo, Carbonio, dove la storia di un atomo di carbonio diventa una riflessione sul legame tra chimica e scrittura.

 

Se dunque ne Il sistema periodico Levi sembra allontanarsi dalle tematiche più diffuse e note delle sue opere (la testimonianza dell’orrore del Lager, la necessità del racconto e della memoria, l’angoscia morale di essere sopravvissuti allo sterminio e di dover quindi portare su di sé il ricordo di tutti i morti), tuttavia alcuni elementi di continuità ci sono: su tutti, la tensione a conciliare sguardo sul mondo e prospettiva razionale, nel tentativo di spiegare e capire - a volte, con un tocco di ironia - ciò che accade intorno a sé. Come si dice nella Prefazione all’edizione Einaudi del libro:

Ma il libro racconta anche la storia di una generazione, qui rappresentata nei suoi esponenti migliori (si veda la splendida figura di  Sandro Delmastro). Ne esce ricostruita la vicenda di una formazione civile maturata negli anni del fascismo, poi nelle drammatiche vicende della guerra, della lotta partigiana, della deportazione, del reinserimento nella faticosa ripresa del dopoguerra: è la storia  esemplare di chi, partendo dalla concretezza del mestiere chimico, si autoeduca a capire le cose e gli uomini, a prendere posizione, a misurarsi, con una ironia ed una autoironia che non escludono la fermezza.

O forse il libro può essere letto come un apologo: la sfida ininterrotta con la materia inerte o malevola è una metafora conradiana dell’esistenza, della sua opacità di fondo, su cui emergono stranezze, fallimenti e riuscite imprevedibili. Come in tutti i libri di Primo Levi, anche qui la serenità del giudizio morale fa tutt’uno con una scrittura di classica precisione; si ritrova, trasferita in un campo meno disumano, l’esigenza di testimoniare a favore della ragione e della dignità.