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Shakespeare, “Romeo e Giulietta”: riassunto della tragedia

Introduzione

 

Romeo e Giulietta è una delle tragedie più note di William Shakespeare e viene composta tra il 1594 e il 1596. La vicenda, che segue lo sfortunato amore di due giovani appartenenti a due famiglie veronesi rivali, i Montecchi e i Capuleti, affonda le sue radici nella tradizione classica (da Senofonte a Ovidio, che narra la vicenda di Piramo e Tisbe nelle sue Metamorfosi) e in quella tardomedievale (Masuccio Salernitano, Luigi da Porto). Anche Dante Alighieri citerà le due famiglie rivali nel sesto canto del Purgatorio, facendole simbolo delle divisioni politiche dell’Italia del tempo 1.

Shakespeare riprende e rielabora profondamente questa tradizione, facendo di Romeo e Giuletta una delle tragedie più note della letteratura mondiale e un archetipo di riferimento per ogni vicenda d’amore.

 

Riassunto

 

Nel prologo, composto in forma di sonetto elisabettiano, il corointroduce la vicenda di sfondo su cui si innesta la storia dei due sfortunati amanti, Romeo e Giulietta: a Verona due nobili famiglie, i Montecchi e i Capuleti, sono dilaniate da un conflitto senza risoluzione, che provoca disordini e morte e crea scompiglio tra i veronesi.

Il primo atto comincia proprio con una rissa tra le strade di Verona. I servi dei Capuleti hanno infatti provocato i servi dei Montecchi e il tafferuglio degenera fino a scatenare una vera e propria battaglia, che coinvolge anche Benvolio, nipote di Montecchi, che aveva in principio cercato di chiamare gli animi e i simpatizzanti dell’una o dell’altra casata. Interviene a sedare lo scontro il Principe della Scala, Signore di Verona, che, estenuato dall’atteggiamento dissennato delle due famiglie, dichiara che, in caso di nuovi scontri, condannerà a morte i capi delle due fazioni.

Benvolio incontra quindi il cugino Romeo, figlio di circa vent’anni dei Montecchi, che gli confida di avere il cuore infranto: la bella Rosalina, parente dei Capuleti, ha fatto un voto di castità e non ha intenzione di ricambiare l’amore che lui sente di provare per lei. Siccome è prevista per la sera stessa una festa presso i Capuleti a cui sarà presente anche Rosalina, Romeo decide di introdursi di nascosto per vedere la giovane che ama. Appena giunto al ballo, Romeo nota però la figlia di Capuleti, Giulietta, che non ha ancora quattordici anni e subito si dimentica di Rosalina. Giulietta, per la quale i Capuleti hanno indetto la festa nella speranza di farla sposare col nobile Paride, si innamora anch’essa subitamente di Romeo. I due giovani si baciano prima di scoprire le rispettive identità. Romeo nel frattempo è controllato da Tebaldo, che, pur avendolo riconosciuto tra gli invitati, non può cacciarlo per ordine dello zio, che non vuole procurare disagi agli invitati.

Nel secondo atto, troviamo la famosa scena del balcone: Romeo, sotto la stanza di Giulietta, ascolta i raginamenti ad alta voce della ragazza, che confessa l’amore che prova per Romeo e al tempo stesso il timore che questo possa venire ostacolato dalla situazione delle due famiglie. Romeo, comprendendo che il suo amore è ricambiato, decide di uscire allo scoperto e dichiarare apertamente i suoi sentimenti a Giulietta. Dopo un accorato incontro Giulietta decide di inviare un messaggero da Romeo l’indomani: il giovane dovrà comunicarle dove e quando celebrare il loro matrimonio. Il giorno successivo Romeo si reca dal francescano frate Lorenzo, per convincerlo a celebrare il matrimonio e il religioso acconsente di buon grado poiché spera che l’unione tra i due giovani possa contribuire alla pacificazione delle due famiglie. Giulietta invia quindi a Romeo la sua nutrice, a lei il giovane confida il piano che ha ideato: Giulietta dovrà recarsi da frate Lorenzo usando la scusa della confessione e qui i due verranno sposati. Inoltre alla balia verrà consegnata una scala da calare durante la notte dalla finestra di Giulietta, affinché Romeo possa raggiungere l’amata. La nutrice confida anche a Romeo le mire di Paride, perché il giovane sappia ai pericoli cui va incontro.

Il terzo atto si apre con Tebaldo che va alla ricerca di Romeo per sfidarlo a duello. Sebbene Romeo cerchi di non esasperare gli animi, essendo oramai sposato con Giulietta, Mercuzio si intromette per difenderlo e resta ucciso da Tebaldo. Romeo, reso cieco dall’ira, vendica l’amico uccidendo Tebaldo. I Capuleti cercano di convincere il Principe delle responsabilità dirette di Romeo nella morte di Tebaldo, chiedendone la condanna a Morte. Il Principe tuttavia, in considerazione del fatto che Mercuzio era suo parente e che Romeo ha agito per vendicare un amico, converte la condanna in esilio e impone una multa ad entrambe le famiglie. Giulietta, informata dalla nutrice dei fatti, sprofonda prima nella rabbia per la morte del cugino e poi per la disperazione di non rivedere più il suo amato. La nutrice però la rassicura che Romeo è al sicuro presso frate Lorenzo e che quella notte andrà a trovarla come stabilito. Romeo e Giulietta trascorrono così insieme la notte, e all’alba il giovane parte per Mantova. I Capuleti tuttavia hanno già organizzato l’imminente matrimonio tra Giulietta e Paride. La giovane inizialmente rifiuta, mandando su tutte le furie il padre, che minaccia di diseredarla. Giulietta, quando scopre i piani di vendetta della madre contro Romeo e capisce che anche la nutrice non vuole più aiutarla, finge di acconsentire alla nozze.

Nel quarto atto, Giulietta si reca da frate Lorenzo, che le suggerisce un sottile piano per evitare il matrimonio e fuggire con Romeo: la giovane dovrà bere un potente sonnifero per simulare per quarantadue ore la propria morte; dopo, potrà fuggire da Verona con l’amato Romeo. Giulietta, pur timorosa, torna a casa ed esegue diligentemente il piano, mentre Frate Giovanni parte per avvisare Romeo. La nutrice, la mattina seguente, scopre Giulietta apparentemente morta. La giovane è deposta nella tomba dei Capuleti.

Nel quinto atto, a Mantova, Romeo è ignaro di tutto: la città è in stato di quarantena per un’epidemia di peste e quindi frate Giovanni non ha potuto recapitare il messaggio di frate Lorenzo. Saputo del funerale di Giulietta dal servo Baldassare, Romeo, disperato, acquista del veleno e, dopo aver scritto una lettera al padre in cui descrive tutta la storia, parte per Verona, per suicidarsi accanto al corpo di Giulietta. Giunto al sepolcro di Giulietta Romeo si scontra con Paride, che ha portato fiori sulla tomba dell’amata. I due si battono a duello e Romeo uccide Paride. Paride prima di morire chiede a Romeo di seppellirlo accanto a Giulietta, e Romeo, commosso, acconsente. Romeo può quindi riabbracciare Giulietta e, credendola morta, beve il veleno che ha con sé, uccidendosi. Sopraggiunge frate Lorenzo, che, intuendo la tragedia e vedendo che Giulietta sta per risvegliarsi, cerca di convincerla a fuggire per salvarle la vita. Giulietta vede il corpo di Romeo e dopo averlo baciato, nella speranza che sulle sua labbra sia rimasto ancora del veleno, si uccide trafiggendosi il petto con il suo pugnale di lui.

All’arrivo dei Capuleti e dei Montecchi, seguiti dal Principe, Lorenzo racconta la vicenda del matrimonio segreto; la sua testimonianza, suffragata dalla lettera di Romeo al padre, contribuirà a rendere Montecchi e Capuleti consapevoli del dolore che la loro rivalità ha provocato e a riconciliare le due famiglie, che decidono di seppellire insieme i due sfortunati amanti.

1 Dante, Purgatorio, VI, vv. 106-108: “Vieni a veder Montecchi e Cappelletti, | Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura: | color già tristi, e questi con sospetti!”. In realtà i Cappelletti, vero cognome dei Capuleti, erano una famiglia guelfa di Cremona, che si contrapponeva al potere ghibellino dei Montecchi di Verona.