La rivoluzione francese, Robespierre e il periodo del Terrore

La deposizione di Luigi XVI nell’agosto del 1792 non risolve i gravi problemi della Francia rivoluzionaria; l’Assemblea e la Comune parigina adottano anzi misure di rigore (l’arresto degli elementi “sospetti”; l’espulsione dei preti “refrattari”; il sequestro dei beni dei nobili emigrati; la requisizione dei grani per le città; la leva a Parigi e nei dipartimenti circostanti), mentre i sanculotti si abbandonano a violenze e soprusi e le truppe prussiane vengono bloccate dal nuovo esercito rivoluzionario.

Il nuovo organo, la Convenzione, una volta abolita la monarchia, è oggetto della contesa tra girondini, montagnardi e “Pianura”, che si dividono sulla sorte da riservare a Luigi XVI; e oltre all’allargarsi della coalizione antifrancese, scoppia la rivolta interna dei contadini vandeani, ostili alla politica antireligiosa dei rivoluzionari. Le misure eccezionali (l’istituzione di un Tribunale rivoluzionario per il processo sommario dei sospetti; la formazione di Comitati di sorveglianza in tutti i comuni; il Comitato di Salute pubblica, incaricato di vigilare sull’operato del Consiglio esecutivo) sono l’anticamera del “periodo del Terrore”. Il Comitato di Salute pubblica, egemonizzato dai “montagnardi” Robespierre, Saint-Just e Couthon e dalla sinistra radicale governa in maniera pressoché dittatoriale: la riorganizzazione delle forze armate, la rigida economia di guerra, la repressione interna e l’accentramento del potere (nonché l’uso indiscriminato della ghigliottina contro gli avversari politici) caratterizzano questo periodo della Rivoluzione.

Il vortice di violenza (50.000 condanne alla ghioglittina nel paese e1376 nella sola Parigi in un mese e mezzo) porta però presto al crollo del consenso dell’“incorruttibile” Robespierre: arrestato in seguito ad un complotto, viene giustiziato con Saint-Just e Couthon. Inizia così la fase della reazione termidoriana.

La lezione è a cura del Laboratorio LAPSUS (Università degli Studi di Milano).

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La lotta politica all’interno della Convenzione

Una volta deposto il monarca, una serie di eventi (pressione popolare, ossessione del complotto aristocratico, avanzata dell’esercito prussiano a Nord-est) portano l’Assemblea e la Comune di Parigi all’adozione di alcune misure di rigore: l’arresto degli elementi “sospetti”; l’espulsione dei preti “refrattari”; il sequestro dei beni dei nobili emigrati; la requisizione dei grani per le città; la leva a Parigi e nei dipartimenti circostanti. In settembre (1792) i sanculotti trucidano i detenuti comuni nelle carceri, sospettati di tramare contro la rivoluzione e il Consiglio esecutivo sceglie di non intervenire. Nello stesso tempo l’avanzata prussiana è bloccata dai francesi a Valmy. L’autunno è in effetti favorevole all’esercito rivoluzionario, che occupa la riva sinistra del Reno, invade il Belgio e conquista Nizza e la Savoia.

Sempre in settembre si riunisce la nuova assemblea legislativa, chiamata Convenzione, che il 21 abolisce ufficialmente la monarchia. Il nuovo organo appare nettamente spostato a sinistra, verso i brissottini (o anche girondini), ma influenti sono anche i deputati della Montagna (più vicini alla sanculotteria parigina), mentre il resto dell’assemblea è occupato dalla cosiddetta Pianura, al centro fra i due schieramenti. Sul modo in cui risolvere la questione del sovrano, i pareri non furono concordi. I girondini erano più propensi a soluzioni di compromesso, mentre i montagnardi consideravano il re un nemico della nazione, e quindi da punire con la pena capitale, come poi in effetti avvenne, nel gennaio 1793. Nel frattempo la guerra continuava e si andava allargando la coalizione antifrancese. La Convenzione infatti, nel febbraio 1793, dichiarava guerra all’Inghilterra e all’Olanda. In marzo fece seguito la Spagna, e successivamente quasi tutti gli stati italiani e tedeschi aderirono alla coalizione. In concomitanza riprendevano le agitazioni per il carovita e la penuria di generi coloniali, fomentata e organizzata dal gruppo dei cosiddetti “arrabbiati”.

In marzo scoppiava nel dipartimento francese della Vandea una rivolta contro le operazioni di leva e gli scarsi benefici avuti dalla redistribuzioni delle terre confiscate al clero e ai nobili. I contadini, protagonisti delle sommosse, erano animati soprattutto da un sentimento di difesa della religione tradizionale e dall’odio verso le città e i patrioti. Ai disordini la Convenzione reagì varando alcune misure eccezionali: l’istituzione di un Tribunale rivoluzionario (marzo) per il processo sommario dei sospetti; la formazione di Comitati di sorveglianza in tutti i comuni; il Comitato di Salute pubblica, incaricato di vigilare sull’operato del Consiglio esecutivo. Forte fu lo scontro per provvedimenti economici. I montagnardi erano disposti, a differenza dei giacobini, a venire incontro alle richieste dei sanculotti per conquistare il loro appoggio. Mentre i prezzi del pane continuavano ad aumentare, a maggio fu votato il calmiere dei grani e delle farine: il prezzo massimo sarebbe stato stabilito dalle amministrazioni locali. Ma i girondini, appoggiati dai movimenti ostili agli indirizzi parigini, cominciarono a rovesciare una dopo l’altra le municipalità giacobine. Lo scontro politico fra i due schieramenti si concluse in giugno, quando i sanculotti obbligarono la Convenzione a votare per l’arresto domiciliare di 25 deputati girondini e di due ministri. Ma era soltanto l’inizio di uno dei periodi più oscuri della storia francese.

Il governo rivoluzionario e il terrore

Nell’estate 1793 la Francia è sconquassata da gravissime difficoltà. In luglio capitola Magonza, mentre il Nord e il Sud del paese sono invasi rispettivamente dagli austriaci e dai piemontesi. Nel frattempo gli insorti vandeani assediano la città di Nantes e si diffonde la protesta contro il colpo del giugno e le pretese centraliste di Parigi (insurrezione federalista). Senza contare il fatto che i sanculotti andavano chiedendo misure sempre più radicali contro i ricchi e gli aristocratici. Sempre in estate veniva varata la nuova Costituzione che, preceduta da una “Dichiarazione dei diritti”, aggiungeva alle libertà fondamentali nuovi diritti, come quelli alla sussistenza, al lavoro, all’istruzione e all’insurrezione. Tuttavia, questo nuovo testo, che prevedeva la concentrazione del potere in una sola assemblea e l’istituto del referendum, non sarà mai promulgato.

Unitamente la Convenzione rafforzava il governo e i suoi poteri d’intervento. Il Comitato di Salute pubblica venne ampliato e rinnovato con l’immissione di esponenti montagnardi (Couthon, Saint -Just, Robespierre) e della sinistra estrema. Lo stesso organo dominerà la Convenzione ed eserciterà una sorta di dittatura per circa un anno, sostituendosi di fatto ai ministri. Alla sua opera si devono la riorganizzazione dell’esercito, la direzione dell’economia di guerra, la lotta contro i nemici interni ed esterni. L’effetto sarà un impetuoso accentramento del potere che, oltre ad essere in contraddizione con le istanze democratiche delle masse popolari, si tradusse nel ricorso sistematico alla ghigliottina contro gli avversari politici.

Fra giugno e luglio 1793 la Convenzione approva l’abolizione di tutti i diritti signorili senza indennizzo; la vendita dei beni nazionali confiscati agli emigrati; la pena di morte contro gli speculatori. Proseguivano frattanto le proteste dei sanculotti per il funzionamento del calmiere. La Convenzione fu invasa a settembre, ma questa volta i montagnardi riuscirono a canalizzare il movimento, facendo votare la costituzione di un “esercito rivoluzionario” di sanculotti per la requisizione dei grani nelle campagne. Furono votate anche altre due leggi: la prima consentiva l’arresto dei sospetti da parte dei comitati di sorveglianza, la seconda estendeva il prezzo massimo (“maximum”) ad altri beni fondamentali e ai salari. Il tribunale rivoluzionario prese a funzionare a pieno ritmo (ottobre/dicembre 177 persone ghigliottinate, tra cui Maria Antonietta); il Comitato di Salute pubblica e quelli di sorveglianza accentravano il potere, diventando i coordinatori di tutta la politica nazionale; mentre i sanculotti avviavano la campagna di “scristianizzazione” (chiusura o conversione delle chiese; incitazione dei preti al matrimonio; processioni blasfeme; roghi di “oggetti della superstizione”). Al posto dei riti religiosi si celebravano le feste della “dea ragione”, al culto dei martiri si sostituiva quello dei martiri della rivoluzione. Il calendario venne riformato in mesi che traevano il loro nome dalla natura. L’anno I partiva dalla proclamazione della Repubblica. Tuttavia, la scristianizzazione creò anche scontento nei dipartimenti in cui il sentimento religioso era molto radicato.

In autunno migliorava la situazione militare, sia all’esterno che all’interno del paese (conquista di Marsiglia in agosto; caduta di Lione e Tolone; repressione della “Vandea”, che sopravvive come guerriglia controrivoluzionaria). In agosto viene proclamata la leva in massa, che portò gli effettivi a quasi un milione di uomini. Intanto, all’interno del Comitato di Salute pubblica, cresceva l’ascendente di Maximilien Robespierre, ex avvocato di provincia, soprannominato “l’incorruttibile” per la dedizione alla causa rivoluzionaria e la sollecitudine verso i poveri e gli oppressi. Diverso ma ugualmente influente era Georges Danton, uomo venale, formidabile oratore e agitatore di popolo. Nei primi mesi del 1794, Robespierre, appoggiato da Saint-Just e da Couthon, decise di attaccare sia la sinistra più radicale (guidata da Hébert, leader dei sanculotti), che pesava sul governo con la minaccia dell’intervento popolare, sia gli “indulgenti”, guidati da Danton e decisi a porre fine al terrore e a ripristinare le libertà costituzionali. Entrambi i capi dei due schieramenti verranno eliminati fra marzo e aprile. Dall’epurazione il Comitato di salute pubblica uscì rafforzato, come anche Robespierre, ma solo inizialmente, perché il vortice di violenza portò a un’erosione del consenso sia tra le masse popolari, stanche di una militanza protratta troppo a lungo e irritate dal “maximum” dei salari, sia nella stessa Convenzione, dove molti temevano ormai il destino di Danton. Mentre la situazione militare migliorava visibilmente (vittoria di Fleurus il 26 giugno, occupazione del Belgio), si ebbe una drammatica intensificazione del “Terrore”, che portò sul patibolo migliaia di persone in tutta la Francia (50.000 nel paese e 1376 a Parigi in un mese e mezzo). L’opposizione di alcuni membri del Comitato di salute pubblica sfociò infine, alla fine di luglio, in un complotto contro Robespierre, arrestato e portato al patibolo con Saint-Just e Couthon.