La rivoluzione francese: gli Stati Generali, l’Assemblea Nazionale e la Dichiarazione dei diritti dell’uomo

Sulla Francia del XVIII secolo pesano gravi problemi finanziari (l’insufficienza cronica delle entrate nonostante il carico fiscale su gran parte della popolazione; le sperequazioni del sistema  tributario; l’assenza di un sistema creditizio moderno; l’arretratezza dell’agricoltura) cui si aggiungono le sollecitazioni ideologico culturali dell’Illuminismo che proclama l’eguaglianza dei diritti tra gli uomini e la sovranità popolare. I fallimenti delle riforme di Turgot, Necker e De Calonne e la convocazione degli Stati Generali, che si riuniranno dal gennaio 1789, sono i primi passi di uno dei più grandi sommovimenti della storia dell’Occidente: ai cahiers de doléances si aggiunge presto la decisione del Terzo Stato (quando re e nobiltà rifiutano l’idea di un’assemblea collettiva) di radunarsi come Assemblea Nazionale nella “Sala della pallacorda” (20 giugno 1789), dove nascerà la Costituzione.

Il peggioramento delle condizioni economiche e l’insofferenza popolare sfociano, il 14 luglio 1789, nella sommossa popolare che porta alla presa della Bastiglia e poi alla costituzione della “Guardia Nazionale”. Il 26 agosto la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” sanciva i punti cardinali della libertà dell’individuo (libertà di pensiero, di parola e di stampa, dell’uguaglianza di  tutti i cittadini maschi di fronte alla legge, e di principi quali la divisone dei poteri e la sovranità popolare). Le riforme dell’Assemblea Nazionale, limitando i poteri del re e del clero (la Costituzione civile del clero è del luglio 1790) e la Costituzione del 1791 ridisegnavano così l’assetto dello stato francese (e, più in profondità, della società europea di “antico regime”) che gli anni successivi e l’esperienza napoleonica avrebbero poi messo alla prova dei fatti.

La lezione è a cura del Laboratorio LAPSUS (Università degli Studi di Milano).