I temi principali della "Gerusalemme Liberata" di Tasso

Analisi e commento dei primi versi della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e presentazione dei temi principali, a cura di Alessandro Condina.
 
Nelle prime ottave che aprono la Gerusalemme Liberata, Tasso presenta il contesto storico del poema: la prima Crociata del 1099, rappresentata nel suo momento cruciale, quando l'esercito cristiano si trova alle porte di Gerusalemme. Tasso ne descrive poi il protagonista, Goffredo di Buglione, condottiero dell'esercito cristiano, e le peripezie che è costretto ad affrontare per conquistare la Città Santa; delinea, infine, i temi principali del poema: il trionfo della fede cristiana, l'eroismo dei cavalieri e la lotta per la liberazione del Santo Sepolcro. Il poeta invoca poi, secondo la tradizione, la Musa, a cui viene richiesto di adornare il vero. Secondo l'autore l'argomento del poema deve essere tratto dalla storia, ma narrato attraverso l'espediente del verosimile: come afferma Tasso stesso, una medicina amara che viene servita a un bambino in una coppa dai bordi coperti di miele. Nella quarta ottava del primo canto, il poeta presenta il dedicatario dell'opera, Alfonso II d'Este, cui Tasso aveva letto il poema e viene onorato attraverso il personaggio di Rinaldo, nobile condottiero appartenente alla casata d'Este.
Modelli letterari del poema sono l'Iliade e l'Eneide, le cui caratteristiche si possono riscontrare in diversi momenti della Gerusalemme. Innanzitutto il primo verso del poema è un chiaro rimando al primo verso dell'Eneide: "Canto l'arme pietose e 'l capitano" (Gerusalemme liberata, v. 1,1) e "L’armi canto e ’l valor del grand’eroe" (Eneide, v. 1,1). Inoltre l'assedio della Città Santa richiama quello della città di Troia nel poema omerico. In Tasso possiamo trovare, rispetto ai poemi cavallereschi precedenti, una maggiore attenzione all'interiorità, alla psicologia dei personaggi, ai sentimenti e soprattutto al ruolo della coscienza del singolo personaggio, che si presenta come terreno di scontro tra dovere e desiderio. Le passioni, infatti, sono viste come strumenti delle forze malefiche per distogliere gli eroi dal loro compito, così come l'amore, che presenta una duplice valenza, da una parte negativa, mezzo delle forze del male, dall'altra positiva, grande motore dell'azione e l'occasione d'incontro tra diversi personaggi. L'assurdità della guerra è un ulteriore tema del poema. La guerra viene vista nella sua violenza, nei suoi aspetti più terribili e brutali.
 
Alessandro Condina è giornalista e docente liceale di italiano e latino a Milano. Si è laureato all'università di Messina con una tesi sul Commentario all'Apocalisse di Apringio di Beja. Collabora con varie testate online, tra cui D - La Repubblica e Blogo. Pensa che il web possa essere un ottimo strumento per la didattica, oltre che per l'informazione.
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Canto l’arme pietose, e ’l Capitano
che ’l gran sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò col senno e con la mano;
molto soffrì nel glorioso acquisto:
e invan l’Inferno a lui s’oppose; e invano
s’armò d’Asia e di Libia il popol misto:
chè ’l Ciel gli diè favore, e sotto ai santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.

O Musa, tu, che di caduchi allori
non circondi la fronte in Elicona,
ma su nel Cielo infra i beati cori
hai di stelle immortali aurea corona;
tu spira al petto mio celesti ardori,
tu rischiara il mio canto, e tu perdona
s’intesso fregj al ver, s’adorno in parte
d’altri diletti, che de’ tuoi le carte.

Sai che là corre il mondo, ove più versi
di sue dolcezze il lusinghier Parnaso;
e che ’l vero condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso.
Così all’egro fanciul porgiamo aspersi
di soavi licor gli orli del vaso:
succhi amari, ingannato, intanto ei beve,
e dall’inganno suo vita riceve.

Tu magnanimo Alfonso, il qual ritogli
al furor di fortuna, e guidi in porto
me peregrino errante, e fra gli scoglj,
e fra l’onde agitato, e quasi assorto;
queste mie carte in lieta fronte accogli,
che quasi in voto a te sacrate i’ porto.
Forse un dì fia, che la presaga penna
osi scriver di te quel ch’or n’accenna.

Così comincia La Gerusalemme liberata, l’edizione che fu pubblicata quasi a tradimento, senza l’autorizzazione di Torquato Tasso e senza che il poeta potesse terminare il suo lavoro di revisione. Nonostante tutto, questa è l’edizione che tuttora noi preferiamo, che gli studiosi e i filologi preferiscono e che viene considerata l’edizione pressoché definitiva de La Gerusalemme liberata. Cosa ricaviamo già da questo inizio? Innanzitutto il tema del poema: la prima Crociata (1099), cioè il momento cruciale di questa prima crociata, quando i cavalieri cristiani sono alle porte di Gerusalemme e devono conquistare la Città Santa. Ricaviamo anche il protagonista di quest’opera, o almeno quello che nella volontà di Tasso doveva essere il protagonista: Goffredo di Buglione, “l Capitano che ’l gran sepolcro liberò di Cristo”. Abbiamo subito la presentazione dell’argomento (protasi) e anche il tema delle peripezie che il protagonista deve affrontare: “Molto egli oprò […], molto soffrì [...] e invan l’Inferno a lui s’oppose”, quindi anche le forze che si oppongono a questa impresa, che rendono più difficile e pongono ostacoli alla liberazione del sepolcro di Cristo.

C’è poi un’invocazione alla musa, più propria di una cultura rinascimentale piuttosto che della cultura della Controriforma, la quale, con il passare degli anni, preoccuperà sempre di più Tasso. La musa è invocata per adornare, per intessere fregi al vero. Qui introduciamo un argomento molto caro al Tasso, cioè l’argomento del poema deve essere tratto dalla storia (vero), ma trattato attraverso lo stratagemma del verosimile. C’è un famosissimo paragone del “vero”: il “vero” come una medicina amara che per essere ben accetta dal fanciullo viene versata in una coppa dagli orli dolci, ricoperti di miele. 

I temi principali di questo poema sono già riassunti, prefigurati in queste prime ottave: 

il trionfo della fede cristiana;l’eroismo di Goffredo e degli altri cavalieri che lottano per liberare il sepolcro;le prove, gli ostacoli, tutto ciò che i cavalieri devono combattere, cioè magie e arti diaboliche dei diavoli.

Troviamo poi i modelli principali di questo poema: l’Iliade e l’Eneide. Modelli classici. Troviamo l’Iliade nel tema dell’assedio, della conquista di una città difesa dai suoi abitanti che deve essere espugnata; il modello omerico è straordinariamente presente in Tasso. Il primo verso, “Canto l’arme pietose, e ’l Capitano”, ci ricorda quell’"Arma virumque cano", cioè il primo verso dell’Eneide, “L’armi canto e’l valor del grand’eroe”: con il suo carattere di uomo pio e rispettoso dei precetti divini, il protagonista Enea ha molto a che fare con il protagonista o con il personaggio principale de La Gerusalemme liberata: Goffredo di Buglione.

Oltre a questi temi di trama, quali sono i temi de La Gerusalemme liberata? 

una maggiore attenzione all’interiorità, alla psicologia dei personaggi, ai sentimenti, a differenza di molti altri poemi epici e cavallereschi precedenti;un ruolo alla coscienza del singolo personaggio; la coscienza, l’intimo dei personaggi è un terreno di scontro tra il dovere e il desiderio, tra l’obbligo e il dover fare;le passioni, cioè gli strumenti che le forze malefiche utilizzano per distogliere gli eroi dal loro compito;la magia, il soprannaturale di cui si fa già riferimento qui;il paesaggio, che non è un elemento secondario; è un tema ricorrente che, quasi come una colonna sonora, segue la diversa drammaticità dei momenti; l’amore, che è un grande motore dell’azione, è un motivo conduttore, è l’occasione di incontro tra i diversi personaggi, anche di schieramenti diversi, ma diventa spesso strumento del male e quindi mezzo con cui le forze del male cercano di allontanare gli eroi dai loro obiettivi;l’assurdità della guerra, un tema del tutto nuovo all’epica che viene introdotto da Tasso; un’inaccettabilità della guerra vista nella sua violenza, nel suo aspetto più terribile e oscuro. Naturalmente questo nello scontro cruento, senza sconti tra Cristiani e Musulmani.

Come abbiamo visto nel riferimento al magnanimo Alfonso, c’è il fine encomiastico: Alfonso II d’Este è il dedicatario dell’opera; il duca d’este che aveva letto il poema di Tasso mentre lo stava scrivendo e che verrà onorato attraverso il personaggio di Rinaldo, un personaggio inserito da Tasso appositamente per celebrare la famiglia d’Este. All’interno di questa duplicità di temi, dobbiamo porre l’accento sulla funzione degli eroi, eroi che sono scissi tra il piacere e il dovere; questo è uno dei temi ricorrenti e assolutamente ineludibili nel corso di tutto il poema.