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Shakespeare, “Shall I compare thee to a summer’s day?”: traduzione

Introduzione

 

Shall I compare thee to a summer day? è il diciottesimo sonetto del canzoniere shakespeariano. La raccolta dei Sonnets, consta di 154 sonetti elisabettiani (composti quindi da tre quartine di pentametri giambici e un distico a rima baciata) e un poemetto in appendice, ed è stata pubblicata nel 1609 dallo stampatore Thomas Thorpe senza l’approvazione dell’autore. Tutti i testi sono stati composti tempo prima, soprattutto tra il 1593 e il 1595 1, prima quindi di tragedie quali Romeo e Giulietta, Giulio Cesare e Amleto.

Il “sonetto 18” è uno dei più celebri del corpus ed è inserito nella macrosezione (dal primo sonetto fino al 126) dedicato ad un giovane ed ignoto amico, indicato come “fair youth”. Il legame tra il giovane e il poeta è complesso e sfumato: al tema del matrimonio e della necessità per l’uomo di garantirsi una discendenza, che occupa i primi diciassette testi, si sostituisce qui la percezione del tempo che scorre, a cui contrapporre la bellezza eterna (v. 9: “But thy eternal summer shall not fade”) del giovane. All’interno della raccolta, l’attrazione per quest’ultimo cederà solo al fascino della “dark lady”, che è figura dominante della seconda parte dei Sonnets (testi 127-154; a lei sarà dedicato ad esempio il testo My mistress' eyes are nothing like the sun). Il rapporto tra Shakespeare e il giovane - in cui alcuni hanno visto un amore di natura omosessuale, altri un amore platonico - è simboleggiato dal confronto con l’estate, stagione calda e torrida. Se però la stagione naturale è metafora della metamorfosi e del ciclo naturale di vita e morte cui tutto è destinato (vv. 7-8: “And every fair from fair sometime declines, | by chance or nature's changing course untrimmed;”), la bellezza del giovane rimane tale proprio grazie ai versi del poeta: la poesia ha quindi per Shakespeare una funzione eternatrice, che proietta al di fuori del tempo la giovinezza dell’interlocutore.

Stilisticamente, il “sonetto 18” si caratterizza per scelte molto lineari e poco elaborate (con un ricorso moderato all’allitterazione e all’assonanza) e per una sintassi che il più delle volte coincide con la misura del verso (senza dunque ricorso all’enjambement). Come previsto dalla struttura del sonetto elisabettiano, il distico finale ha valore di “massima” filosofica riassuntiva: finché qualcuno leggerà i versi del poeta (v. 14: “so long lives this”), la poesia sconfiggerà l’azione del tempo.

 

Parafrasi

Metro: sonetto elisabettiano con schema di rime ABAB CDCD EFEF GG.

  1. Shall I compare thee to a summer's day? 2
  2. Thou art more lovely and more temperate 3:
  3. rough winds 4 do shake the darling buds of May,
  4. and summer's lease hath all too short a date 5:
  5. sometime too hot the eye of heaven 6 shines,
  6. and often is his gold complexion dimm'd 7,
  7. and every fair from fair sometime declines,
  8. by chance, or nature's changing course 8 untrimm'd:
  9. but thy eternal summer shall not fade,
  10. nor lose possession of that fair thou ow'st 9,
  11. nor shall death brag thou wander'st in his shade,
  12. when in eternal lines to time thou grow'st 10:
  13. So long as men can breathe, or eyes can see,
  14. so long lives this, and this gives life to thee 11.
  1. Dovrei paragonare te a un giorno d’estate?
  2. Tu sei più piacevole e più dolce:
  3. venti impetuosi scuotono gli amabili boccioli di Maggio,
  4. e l’estate ha un termine troppo breve:
  5. qualche volta il sole splende troppo forte,
  6. e spesso il suo colore dorato si affievolisce,
  7. e ogni bellezza finisce per declinare,
  8. rovinata dal caso, o dal corso volubile della natura:
  9. ma la tua estate eterna non tramonterà,
  10. né resterai privo di quella bellezza che possiedi,
  11. né la morte si vanterà di farti vagare nella sua tenebra,
  12. poiché tu, dimorando in versi eterni, maturi nel tempo:
  13. Finché gli uomini sono in grado di respirare, o occhi riescono a guardare,
  14. finché questi versi vivranno, doneranno vita a te.

 

1 In particolare Shall I compare thee to a summer’s day sarebbe stato composto tra 1595 e 1596.

2 Dal secondo verso Shakespeare comincia a spiegare perché l’oggetto dei suoi versi è diverso da un giorno d’estate. La domanda d’apertura è retorica e prevede una risposta negativa: il “fair youth” non può essere paragonato ad un caldo giorno estivo.

3 temperate: il carattere del giovane è mite e dolce perché non è tormentato dalle passioni.

4 rough winds: i venti agitati sono citati in opposizione al carattere pacifico del giovane.

5 summer's lease hath all too short a date: in questo verso viene usata una terminologia burocratica. “Lease” infatti è traducibile con “affittare”, e all’estate viene quindi concessa una determinata parte dell’anno che, arrivata la data termine del contratto, essa è obbligata ad abbandonare.

6 eye of heaven: l’occhio del paradiso è il Sole, che osserva e illumina la Terra. L’immagine contribuisce alla personificazione del Sole.

7 dimm’d: la luce del sole si affievolisce a causa delle nuvole che spesso la coprono.

8 nature’s changing course: per Shakespeare il corso della natura non può essere controllato dall’uomo. Acquista ancora più rilievo in questo modo il ruolo della poesia di eternare la bellezza del “fair youth”.

9 ow’st: arcaismo per “to own”, in italiano “avere, possedere”. SI conclude qui il lungo confronto tra l’estate e la bellezza del giovane; i versi successivi sviluppano infatti il tema della funzione eternatrice della poesia.

10 L’ultimo verso dell’ultima quartina spiega perché la bellezza del giovane è destinata a durare per sempre, introducendo il tema conclusivo del distico.

11 Il ricordo del giovane è legato al destino dei versi. Quella del poeta non può quindi essere una certezza, ma solo una speranza.